PSICOLOGO MELZO

Dott. Emanuele Zanaboni e dott.ssa Michela Scramuzza

A volte le persone ripetono gli stessi errori, anche quando sanno già che stanno sbagliando: come mai?

Come mai facciamo sempre gli stessi errori, l'esempio più buffo ci viene da Skrat, simpatico personaggio della serie "L'era glaciale"... che non manca di combinare catastrofi ambientali e apocalittiche continuando a rincorrere la sua ghianda...

Gli stessi errori nella vita di tutti i giorni

...sappiamo che quella fetta di pizza ci costerà cara, non al portafoglio, ma alla digestione.. eppure non riusciamo a resistere...

Sappiamo che se dopo aver spento la sveglia non ci alziamo subito finiremo inevitabilmente per addormentarci e fare tardi... Lo sappiamo, ..ma aspetta, sto a letto ancora qualche secondo...

Sono solo due esempi, ma penso che ognuno di voi può trovarne tanti altri pensando “agli stessi errori” che è solito compiere: spesso le relazioni sentimentali offrono un ampio campionario di esempi in questo senso (quanti di voi pensano di scegliere sempre donne/uomini sbagliati?).

Le basi psicologiche o meglio, alcune ipotesi sul ripetere gli stessi errori.

Una ricerca di Bryner, ormai risalente già al 2008, che spiegava come mai commettiamo gli stessi errori due volte, è stata ampliata nel 2015 da altri colleghi psicologi che (Nikolovaa, Lamberton e Hawks) che hanno cercato di capire quali fattori entrano in gioco nel resistere o cedere ad un acquisto.

Cerchiamo di astrarre alcune considerazioni per capire come mai tendiamo a fare gli stessi errori (fenomeno che Freud chiamò “coazione a ripetere”).

Il senso di colpa

Tendenzialmente quando commettiamo gli stessi errori, spesso se ne eravamo già consapevoli, ci sentiamo in colpa. Paradossalmente però il senso di colpa ha come effetto quello di promuovere una sorta di indulgenza verso noi stessi... che rappresenta il miglior viatico per incorrere ancora nell’errore.

Un’altra ipotesi deriva dall’aver osservato, in diverse ricerche sui consumatori, che aver speso una cifra per cui ci si è pentiti non ha costituito un deterrente per rifare la spesa in seguito.

Gli abbagli del cervello

Alla base di questa tendenza a fare gli stessi errori ci sarebbe un meccanismo cognitivo preciso: dopo esserci resi conto di aver fatto un errore, tendiamo ad analizzare i motivi, rinviando la possibilità di rifare la stessa scelta in tempi brevi. Il problema è che concentrandosi sull’errore, si perde la possibilità di vagliare altre possibilità.

È una sorta di auto-sabotaggio che per certi versi incontriamo spesso con le persone con cui lavoriamo in psicoterapia: spesso infatti, quando stiamo male emotivamente, tendiamo a vedere precluse tutte le possibilità di cambiamento: ogni ipotesi che consideriamo sembra non esser percorribile o inutile. Ogni scelta ci appare faticosa e per giunta sbagliata.

Per esempio: non riesco a superare esami in università. Se studio a casa mi deconcentro, se studio in università perdo troppo tempo e mi faccio distrarre... Oppure: non riesco a sopportare la situazione al lavoro, ma non riesco nemmeno ad affrontare i colleghi che mi fanno stare male, però far finta di nulla non mi aiuta.

Fare gli stessi errori - Dopamina o relazioni?

La letteratura propone una visione riduzionista e biologica di questo comportamento del fare gli stessi errori, attribuendo al ruolo della dopamina la responsabilità degli errori: le situazioni piacevoli attivano la maggior produzione di dopamina (un neurotrasmettitore collegato al senso di piacere), per cui anche se poi ci sono effetti negativi, la sensazione della dopamina ci impedirebbe di non resistere.

Dal nostro punto di vista, le cause di questo auto-sabotaggio sono spesso relazionali e hanno radici che precedono il problema per cui ce ne si accorge... non pensiamo che la dopamina non c'entri, ma non pensiamo che sia la causa, casomai un effetto.. Può sembrare una questione da "è nato prima l'uovo o la gallina", ma è molto importante invece, perchè è lo stesso che sta alla base dell'uso sempre più crescente e dannoso degli psicofarmaci (Whitaker, 2010; Gotzche, 2015)