Con la primavera prima e con l'arrivo dell'estate poi, inizia il toto-vacanze: amici, coppie e famiglie iniziano brainstorming, fantasie e progetti per rispondere alla domanda "Dove andiamo in vacanza?"
Nei nostri studi di psicologia e psicoterapia a Melzo e Novate, nel lavoro con le persone capita che si lavori su dove le persone vadano in vacanza: ci sono persone felici di esser in partenza per il solito luogo di villeggiatura, qualcuno invece è scontento dell'annuale rituale del "..non cambiare, stessa spiaggia stesso mare...". Qualcuno invece cambia sermpre... qualcuno è l'elemento propositivo nel gruppo, nella coppia o in famiglia, qualcuno alla domanda "Dove andiamo in vacanza?" si lascia trasportare dove decidono gli altri..
Cerchiamo in questo articolo di capire un po' più a fondo questo meccanismo del "Dove andiamo in vacanza?"
Vecchi film, vecchi luoghi e vecchie canzoni.
Sappiamo che soprattutto nel periodo estivo, capita che i palinsesti delle emittenti televisive ripropongano film o telefilm già abbastanza datati, aumentando la probabilità per gli utenti di rivedere qualcosa di già visto in passato.
Di solito questa situazione porta ad un senso di noia, ma talvolta quando scorgiamo nella programmazione il titolo di un film a noi molto caro, tutto diventa più interessante.
Ci riferiamo a quei film che magari abbiamo già visto diverse volte, di cui sappiamo a memoria alcune battute…
Come mai diventa piacevole rivedere un film che già conosciamo a memoria?
La stessa dinamica si verifica anche con alcune canzoni, alle quali abbiamo legato ricordi ed emozioni intense, per cui ci commuovono o ci fanno comunque emozionare in maniera molto forte nonostante sia passato diverso tempo.
Pensate che ciò che accomuna l’esperienza di provar piacere nel rivedere i film già noti o nel riascoltare vecchie canzoni legate a forti emozioni, spiega anche come mai alcune persone preferiscono andare in villeggiatura in mete già conosciute.
Alla base di questi comportamenti sembra esserci una forma di piacere che le persone provano nel fare qualcosa che già conosce o nel muoversi in luoghi già noti, sia perché questo dà un senso di sicurezza, sia perché permette di potersi rilassare a fondo e potersi concentrare su dettagli via via più interessanti…un po’ come se, giungendo in un posto che era nuovo, ma ora conosciamo meglio, possiamo prestare maggiore attenzione ai dettagli (negozi, monumenti, parchi…) senza dover concentrarci continuamente nel tentativo di non perdere l’orientamento.
Questa è la spiegazione fornita dalla dottoressa Cristel Russell (American University, Washington), che definisce questo comportamento “utilizzo ripetuto” (re-consumption). Il meccanismo dell’utilizzo ripetuto (o della “fruizione ripetuta), nel caso di un film già conosciuto, ci permette di andare alla ricerca di dettagli scenici, dialoghi o musiche senza che dobbiamo preoccuparci di non perdere la successione degli eventi e della trama.
Lo studio di Cristell Russell e Sidney Levi verrà pubblicato dal Journal of Consumer Research nell’agosto 2012: le autrici sostengono che la re-consumption risponda a cinque necessità primarie per gli uomini: regressiva, progressiva, ricostruttiva, relazionale e riflessiva, …ma pare avere anche un interessante risvolto economico per le aziende, che studiano la ricerca per comprendere come elaborare un prodotto di successo.
Secondo la Russell infatti, "Comprendendo questo fenomeno le imprese potranno capire meglio i propri clienti e creare prodotti che saranno usati infinite volte".
Da una parte ci viene da domandare quali prodotti possano essere utilizzati infinte volte…, ma, dall’altra, ovvero quella più coerente con la nostra competenza, vorremmo puntualizzare che tale ricerca mette in luce una tendenza comportamentale che non può essere generalizzare.
Molti di voi probabilmente si saranno ritrovati nella descrizione di chi ama rivedere alcuni film, ma altrettanti forse si saranno sentiti “soffocare” all’idea di tornare sempre nel stesso luogo di villeggiatura…
Questo perché non tutti condividiamo gli stessi valori, c’è chi, alla sicurezza data dal noto, preferisce l’avventura offerta dall’ignoto, o preferisce, anziché alla stabilità, soddisfare un’esigenza di curiosità e di esplorazione.