Il suicidio si può prevedere e prevenire (???)
Sembra questa l'importante e ultimissima ricerca condotta presso l'Indiana University School of Medicine e diffusa da moltissimi quotidiani e siti web.
Un gruppo di scienziati, incuriositi dal fatto che nonostante vi siano molte persone in condizioni disperate, solo una parte di queste decida di tentare il suicidio, ha provato a capire quali motivi possano esserci alla base della scelta di un suicidio o di un tentato suicidio.
La risposta è stata trovata nelle analisi del sangue, dalle quali emerge che persone che si sono tolte la vita o hanno tentato di farlo hanno dei valori molto più alti rispetto alle altre persone
Per amore di cronaca, tali biomarcatori si chiamano SAT1, e la loro presenza è molto più alta in persone che si sono suicidate o hanno tentato il suicidio.
A parte il non considerare che i "tentati suicidi" sono non raramente dei veri e propri gesti dimostrativi che chi agisce non fa con l'intento di uccidersi, mi chiedo in quale modo la scoperta possa essere utile: probabilmente a breve troveranno un farmaco in grado di ridurre questo biomarcatore assassino.
Premetto che non metto affatto in dubbio la prevalenza di questo biomarcatore sul campione preso in esame dagli scienziati, ma mi sembra che l'interconnessione tra mente e corpo sia un qualcosa di già assodato da tempo, il punto è come si usa questa informazione, sapendo anche che non basta leggere degli indicatori fisiologici per comprendere la complessità del comportamento umano.
Oltretutto, è da tempo noto che lo stato emotivo infulisce sul buon funzionamento del corpo e viceversa: tanto per fare due esempi, è oramai di pubblica conoscenza il fatto che uno stato prolungato di stress procuri disturbi ipertensivi e che uno stato emotivo molto incostante renda più difficile il controllo del diabete.
Quando la biochimica non basta a spiegare il comportamento
Solo per rimanere nel campo delle recenti scoperte, per anni si è creduto che la depressione fosse causata da uno squilibrio biochimico, ma nessuna evidenza empirica ha dimostrato che lo squilibrio biochimico sia la causa della depressione. Lo squilibrio, e in particolare riguarda la serotonina, esiste, ma non è la causa.
Ad esempio, diversi studi sulle scimmie Vervet (Mc Guire, Raleigh e Johnson, 1983; Raleigh, McGuire, Brammer e Yuwiler, 1984) hanno dimostrato che i maschi dominanti venivano tolti dal branco, dopo qualche giorno questi iniziavano a smettere di mangiare, erano meno attivi...
Insomma, erano depressi, diremmo noi. Ma il dato importante è che la serotonina di queste scimmie si era abbassata dopo l'allontanamento dal branco, mentre i maschi lasciati nel branco che avevano preso il posto dei precedenti, facevano registrare un aumento del livello di serotonina.
Pare evidente che il comportamento depresso, sebbene possa esser coinciso con il calo della serotonina, sia stato più attribuibile al cambio drastico della situazione. Ci sono diversi altri studi che dimostrano risultati simili (per approfondimenti rimando alle indicazioni bibliografiche).
Il problema del riduzionismo, cioè di ridurre a fattori chimici le cause del comportamento umano, non si rivela utile perché non aiuta a trovare le inevitabili attribuzioni di significato che si creano attorno alla patologia (la depressione che porta al suicidio in questo caso) e le caratteristiche delle relazioni nel quale la persona è immersa.
Il pensieroso Palomar, personaggio dell'omonimo romanzo di Calvino, mentre è assorto ad osservare il mare riflette sul fatto che non è possibile studiare un'onda senza considerare l'onda che la precede e quella che la segue...
Ci sembra un'ottima metafora per spiegare come mai l'analisi del sangue non può essere il mezzo per prevenire i suicidi individuandone la causa del suicidio (che non è mai solo una), sarebbe una semplificazione poco utile, allo stesso modo in cui l'intelligenza di una persona non può essere ridotta ad un numero emergente da un test.
Per approfondimenti:
- McGuire, M., Raleigh, M.J., Johnson, C. (1983). Social Dominance in Adult MaleVervet Monkeys: General Consideration. Soc. Sci. Info. Vol. 22, 89-123
- Raleigh M.J., McGuire M.T., Brammer G.L., Yuwiler A. (1984). Social and Environmental Influences on Blood Serotonin Concentration in Monkeys. Arch. Gen. Psychiat., vol. 41, 405-410.
- Ugazio, V. (2012). Storie permesse, storie proibite. Torino: Bollati Boringhieri
- Whitaker. R.,(2011). Indagine su un'epidemia. Roma. Giovanni Fioriti Editore