In altri articoli su Psicologo Melzo e Psicologo Novate ci siamo occupati dell'inserimento dei bambini all'asilo nido e delle difficoltà che insorgono quando un bambino non vuole andare a scuola, con tutti i risvolti psicologici e le emozioni (dei genitori) che questi passaggi comportano.
In questo articolo ci dedichiamo all'inserimento nella scuola elementare e dei suoi significati psicologici.
Anche se un bambino ha frequentato regolarmente la scuola materna, e quindi è già stato abituato ad un contesto "di classe" e convivenza con coetanei e figure educative, il passaggio in prima elementare presenta comunque molti elementi di novità importanti.
Se fino a tre mesi prima il tempo scuola (materna) era rappresentato da gioco, attività ricreative e tempi maggiormente dilatati, con l'ingresso a scuola cambiano gli spazi (il proprio banco da gestire, non più i tavoli grandi condivisi), i tempi (più lunghi per quanto riguarda le attività lavorative), i materiali più utilizzati (prevalgono matite e biro con quaderni e libri anziché tempere, plastiline...), la relazione con le figure educative è nuova, come nuovi sono molti compagni.
Da che cosa dipende se il bambino vivrà psicologicamente questa tappa di crescita con curiosità e intraprendenza o con ansia e timore?
Come sempre, più che l'evento specifico (in questo caso, l'ingresso nel mondo della scuola), è il modo di viverlo degli adulti significativi per il bambino a determinare come questi vivrà questa nuova esperienza di vita.
Se i genitori sapranno preparare il bambino su quello che troverà, quali regole e abitudini inconterà, sapendo ascoltare le sue domande e accogliendo le preoccupazioni, sarà più facile che l'ingresso sarà vissuto serenamente.
Può essere utile, a tal fine, che i genitori raccontino ai figli come si sono sentiti loro in quell'occasione, mostrando come alcune difficoltà siano normali e superabili, anche grazie al loro aiuto.
Sarebbe utile condividere e coinvolgerli nella preparazione del materiale
instaurare delle routine anche nei ritmi domestici (tempo compiti, tempo gioco, tempo libero, tempo per andare a nanna), per aiutarli ad aumentare le loro capacità di adattamento.
Diversamente, se il contesto familiare vive l'ingresso a scuola come un banco di prova sul quale misurare la bravura e l'efficienza del figlio, più facilmente questi avrà ansie da prestazione e timori sia nell'andare a scuola, sia nell'affrontare le richieste e le consegne.
Se il bambino si fa l'idea che il metro di giudizio con cui i genitori lo accettano e gli vorranno bene è la sua riuscita scolastica, sarà inevitabilmente un'esperienza carica di ansie..
Non necessariamente si tradurrà in un rendimento negativo, ma emotivamente sovraccarico che potrebbe riflettersi negativamente su altre dimensioni della vita.
Ovviamente noi adulti sappiamo che non è il voto che il bambino prende a motivare il bene che il genitore gli vuole, ma è l'idea che i bambini si fanno a essere decisiva nel loro vissuto: se i bambini colgono l'ansia e le attese dei genitori verso la loro riuscita, colgono la delusione e il rincrescimento per gli insuccessi, potrebbero percepire questi atteggiamenti non come limitati ai risultati, ma estesi alla loro persona.
E per asilo nido e scuola materna?
per i più piccoli era stato scritto un articolo specifico su Psicologo Melzo e Psicologo Novate, a cui potete accedere direttamente cliccando qui