Estate, tempo di vacanze, di ferie, un periodo in cui staccare dal lavoro (salvo per chi è affetto da dipendenza del lavoro), e soprattutto dallo stress da lavoro. Ma c'è un fenomeno che va oltre lo stress da lavoro e a cui non basta una vacanza per rimediare. Stiamo parlando del Burnout, un termine di cui si parla molto, soprattutto in alcuni contesti lavorativi.
Capiamo insieme che cosa è il burnout, quali sono i segnali per conoscerlo e, soprattutto, come prevenirlo e curarlo.
Ma che cosa è il burnout?
L'espressione italiana che in psicologia meglio descrive "burnout" è "sindrome da esaurimento", e, in senso generale, comprende tutte le manifestazioni di disagio, malessere, affaticamento e, di conseguenza, di improduttività, di cui soffre una persona che vive in uno stato di stress continuativo.
Più nello specifico, in ambito lavorativo, si parla di burnout quando la persona percepisce la propria situazione lavorativa come altamente stressante e sente di non aver le capacità per fronteggiarla, dal punto di vista delle strategie comportamentali o cognitive.
Quali sono le professioni più a rischio?
Le categorie più a rischio sono le professioni considerate "Help profession", ovvero lavori nell'ambito della relazione di aiuto e assistenziale, dove il contatto quotidiano con le sofferenze fisiche ed emotive delle persone mette a dura prova la serenità del lavoratore. Ne sono un esempio:
- personale sanitario come medici, infermieri, asa, oss...
- professioni di pronto intervento: soccorritori, forze dell'ordine, vigili del fuoco...
- professionisti delle relazioni di aiuto: psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti
La categoria più a rischio non comprende una particolare professione, ma riguarda i familiari di malati cronici e lungodegenti assistiti a domicilio.
Quali sono i sintomi del burnout?
Da un punto di vista fisico, possiamo considerare campanelli d'allarme sintomi quali:
- insonnia
- stanchezza cronica (ci si sente svuotati)
- fatica ad alzarsi al mattino
- impossibilità a rilassarsi (come se si fosse sempre in tensione e all'erta)
- tachicardia
- nausea
- cefalee
Da un punto di vista psicologico, i sintomi più frequenti sono:
- Stato di nervosismo continuo
- Apatia (indifferenza e/o appiattimento emotivo)
- Frustrazione
- Senso di fallimento, e connesso senso di colpa
- Crollo dell'autostima
- Difficoltà nelle relazioni, sia lavorative che intime.
- È possibile che nelle forme più acute si sviluppino anche attacchi di panico, forme depressive e atteggiamenti paranoici
Come vincere il burnout in 5 mosse.
Quando i sintomi e soprattutto la sofferenza raggiungono livelli che la persona non riesce più a gestire, è bene rivolgersi ad uno psicologo. L'obiettivo di un intervento in questo caso mira ad attivare le proprie risorse cognitive e le propria abilità relazionali e comportamentali per fronteggiare la situazione, interconnettendo la situazione all'interno del proprio contesto di vita per capire quali vincoli impediscono alla persona di utilizzare le proprie risorse.
Inoltre, una percorso di "formazione personale" con uno psicologo potrebbe aiutare a capire su quali situazioni e temi si rischia maggiormente di soffrire, per imparare a gestirli
Tuttavia, esistono 5 accortezze che possono aiutare a prevenire il burnout:
- Non confondere il senso di responsabilità con quello di onnipotenza. Della serie: "Dio esiste, ma non sei tu";
- Saper "staccare la spina": so bene che è difficile, spesso ci si porta le situazioni più dolorose o complicate anche fuori dal lavoro, ma è fondamentale avere uno spazio proprio, un hobby, una passione, che impegnino attivamente la mente ed il fisico in altre attività piacevoli
- Il sonno rientra tra le attività da preservare: i medici consigliano di dormire tra le 6 e le 8 ore a notte... perché non ascoltarli una volta che danno una prescrizione che non limita i piaceri personali?
- Cercare di essere ottimisti, sapendo che il lavoro comporta sempre delle difficoltà, davanti a cui bisogna cercare di non arrendersi. Una buona dose di umorismo e autoironia non possono che essere dei fattori protettivi.
- Lavorare in equipe: a mio avviso è fondamentale poter contare su una buona equipe con cui confrontarsi su pensieri, riflessioni, decisioni, ma anche poter condividere le fatiche, le sofferenze e anche le gioie.