"Se pesco chi un giorno ha detto - Il tempo è un gran dottore -, lo lego con un sasso stretto stretto e poi lo butto in fondo al mare..."
Durante una seduta di psicoterapia una signora citò questa frase di Loredana Bertè per esprimere la rabbia di chi continua a soffrire per la fine di un amore nonostante sia passato molto tempo. È infatti risaputo che solitamente lo scorrere e il passare del tempo aiuta ad attutire prima e a superare poi dispiaceri e dolori.
è questione di tempo?
Generalmente si pensa che anche per il lutto il tempo agisca come guaritore del dolore.
Ma il lutto è veramente un processo lineare che inizia con una grande sofferenza che lentamente si attenua col passare dei mesi?
La risposta è sì... MA SOLO IN ALCUNI CASI.. E CON IMPORTANTI DIFFERENZE
Questione di tempi. E di modalità...
È importante infatti sottolineare che non esiste un’unica modalità con cui si può vivere un lutto.
Una ricerca durata cinque anni e condotta su 267 coppie di Detroit (Bonanno, Wortman e Nesse, 2004) ha dimostrato che solo l’11% dei coniugi rimasti vedovi ha vissuto un’esperienza del lutto così come tradizionalmente intesa, tornando a ritmi di vita e tonalità emotive simili a quelle precedenti la perdita dopo un anno dalla scomparsa del coniuge. Quasi la stessa percentuale (10%) delle persone che hanno partecipato alla ricerca, dopo la perdita del coniuge si sono sentite meglio e meno stressate. Abbiamo a che fare con un incredibile numero di persone insensibili o crudeli? No, tutt’altro, molto spesso si tratta di individui che hanno assistito per molti anni il coniuge malato, dedicando la loro vita alla cura del consorte, o persone che all’interno della coppia subivano violenze.
Al di là dei dati della ricerca, presentata qui solo in modo sommario, mi interessa comunicare che non esiste un’unica modalità con cui è possibile vivere un lutto, come vedremo nei successivi aggiornamenti.
Vivere o subire un lutto?
Scrivo “vivere un lutto” e non “subire” perché il lutto non è un processo che si subisce passivamente si pensi, ad esempio, alle pratiche burocratiche che scattano alla morte di una persona, alla gestione del vuoto che lascia, sia da un punto di vista pratico organizzativo che, ovviamente, anche relazionale ed affettivo.
Nel sito di Psicologo a Melzo e Psicologo Novate abbiamo approfondito anche quali sono le caratteristiche più ricorrenti del lutto, cercato di capire come mai il lutto sia un'esperienza necessaria, e fornito indicazioni per chi volesse rivolgersi allo psicologo per un problema connesso ad una perdita, ad una scomparsa, o alla fine di una relazione
Riferimenti bibliografici[1]
BONANNO G.A., WORTMAN C.B., NESSE R.M, Prospective Patterns of Resilience and Maladjustment During Widowhood, Psychology and Aging, 19 (2), pp. 260-271, 2004.
BOWLBY, J., Attaccamento e perdita. Vol. 3, Bollati Boringhieri, Torino, 1983.
NEIMEYER R., Lessons of loss: A guide to coping, Brunner Routledge, New York, 2000.
- Un grazie sincero al dott. Primo Gelati, terapeuta familiare e psicologo presso l’hospice dell’ospedale di Legnano, a cui vanno i miei più sentiti e sinceri ringraziamenti per aver messo con passione la propria esperienza a disposizione.