Come la psicologia e la pedagogia possono aiutare bambini e ragazzi ad affrontare i cambiamenti del futuro?
Il rapporto annuale dell’Istat del 2017 ha, tra i suoi esiti più discussi, quello di aver indicato che il 65% dei bambini che vanno oggi a scuola faranno un lavoro che oggi ancora non esiste.
Si tratta di un dato estremamente interessante, perché rende l’idea di come il mondo sia in rapidissima evoluzione.
Lavori scomparsi e lavori inventati
A pensarci bene, basta fare un giro nel centro storico del proprio paese e osservare tutti i negozi che negli anni hanno cambiato gestione e attività: pensate a chi aveva un’attività centrata sull’installare autoradio sulle automobili... negli anni le auto sono ormai prodotte quasi per la loro totalità con impianti audio e radio già incorporati.
Ricordate negozi che vendevano cellulari? Beh, innanzitutto erano a loro volta una recente novità, poi il proliferare dei centri commerciali ha spostato il baricentro delle vendite di smartphone e simili nei grandi centri di distribuzione o legandoli agli operatori telefonici.
Certo, esistono sempre gli idraulici, i medici, gli imbianchini, gli avvocati, i falegnami, l’impiegato, il giardiniere... ma quante professioni sono ormai sparite o sono in via di estinzione (il casellante, il fattorino...), quante sono mutate quasi radicalmente (pensate al lavoro del fotografo, dai rullini da sviluppare a nuove forme di sopravvivenza) e quante erano inimmaginabili solo pochi anni fa, come l’influencer, il blogger...
Come la psicologia e la pedagogia possono aiutare?
Ma a livello psicologico, questo che cosa significa?
Significa riflettere, anche su un piano pedagogico, su quanto sia importante che nelle scuole si insegnino due competenze trasversali: la creatività, il pensiero divergente, e apprendere ad apprendere: limitarsi a insegnare contenuti nozionistici è una visione obsoleta dell’insegnamento.
Occorre stimolare la curiosità, il problem solving... già Bruner, psicologo ed educatore, parlava di apprendere ad apprendere come competenza e obiettivo dell’insegnamento.
La pedagogia ha da molto tempo anticipato questo concetto: le correnti pedagogiche del pensiero libertario e dell’attivismo, di cui in Italia abbiamo avuto esponenti importanti come Don Milani e Mario Lodi, sono valide soprattutto oggi.
Il ruolo dei genitori
Ma i genitori invece come possono fare? Rendiamo attivi e curiosi i bambini, senza anticiparne i bisogni o fornire sempre risposte prima che ancora possano nascere le domande.
Inoltre, bisogna lasciare sperimentare e uscire da una cultura estremamente normativa.
Ci sono molto stereotipi, di genere soprattutto, che limitano le possibilità di esplorazione dei bambini.
Inoltre, per essere curioso un bambino deve poter esplorare il mondo, con tutti i cinque sensi... per questo motivo, o meglio, anche per questo motivo, l’uso di tablet e smartphone fin dalla prima infanzia è dannoso, perché non permette di sviluppare la motricità, a sua volta funzione alla base dello sviluppo psicomotorio e delle competenze necessarie per imparare a leggere e scrivere.
La scelta della scuola superiore (o dell’università) non diventa più così vincolante come in passato rispetto agli sbocchi professionali che ne derivano.
L’importante, da un punto di vista psicologico e relazionale, è che un bambino e un ragazzo si sentano legittimati nelle proprie scelte e possano avere una fiducia di base dalla quale partire verso il proprio percorso, inedito o tradizionale che sia.
Riferimento: Rapporto Annuale Istat 2017