vacanze finite

Chi segue il sito di Psicologo Melzo Psicologo Novate sa che il pensiero del nostro studio di psicologia non è quello di etichettare e diagnosticare i comportamenti o "fenomenti patologicizzanti".

In questo articolo ci occupiamo di qualcosa che è stato nel tempo definito come "sindrome da rientro", cioè un insieme di sintomi che colpiscono alcune persone al rientro dalle vacanze

Tante pubblicità televisive hanno giocato su questo fenomeno, ma di che cosa si tratta?

Come sempre è meglio esplicitare ciò che è fisiologico da ciò che viene considerato problematico: se al rientro dalle vacanze vi sentite tristi, malinconici, ...beh, direi che può essere un piccolo lutto normale.

Campanelli di allarme

Diverso se, invece, accusate:

  • ripetuti cali di attenzione
  • senso di spaesamento
  • fatica a portare a termine anche le mansioni quotidiane più semplici
  • mal di testa frequenti.

Tali disturbi possono essere esito di un ritorno "violento" alla realtà dopo le tanto sospirate ferie. A questo punto diversi psicologi hanno stilato una serie di consigli per evitare che vi possiate sentire così male dopo le ferie.

In questo articolo condivideremo quindi alcuni suggerimenti, per poi però allargare il discorso per interconnetterlo ad un livello più ampio.

Alcuni consigli

Sono tre i principali consigli per evitare la sindrome da rientro:

  1. cercare di non lasciare mansioni, compiti e affari irrisolti prima di partire
  2. avere delle pause anche nelle altre 50 settimane dell'anno che circondano le 2 di ferie
  3. gestire gli obiettivi

Una riflessione

Diagnosticando i sintomi da fine ferie come "sindrome da rientro" implica che il rientro sia la fine di un periodo di vacanza caratterizzato da totale divertimento e relax, sufficiente per rigenerarsi dalle fatiche dell'anno passato e ricaricarsi per aggredire la prossima annata lavorativa.

Tante volte nel periodo di vacanza lo stress diventa più acuto, e non stiamo parlando di casi di dipendenza da lavoro

Succede soprattutto se si è in ferie con il pensiero ancora al lavoro (questioni irrisolte per esempio), ma soprattutto se durante l'anno non ci si concede mai momenti per "ricaricarsi", evitando rischi di bornout
Sarebbe bene per esempio trovare sempre dei momenti nella giornata in cui "ricaricarsi", con momenti di riposo e attività piacevoli, il tempo inutile di cui parliamo tanto anche nella relazione con i bambini.

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