Uno dei problemi principali per i neo-genitori dal punto di vista psicologico è rappresentato dal tema del sonno del bambino.
Diamo spazio su Psicologo Melzo e Psicologo Novate a questo tema, considerandolo soprattutto dal punto di vista della psicologia della relazione.
Il sonno nei bambini neonati
Il sonno dei bambini presenta differenze da quello di noi adulti.
Per esempio, i neonati, nei primi 3-4 mesi di vita, non hanno ancora sviluppato quello che si chiama "orologio circadiano", cioè la tendenza a far coincidere le ore di sonno con la notte e quelle di veglia con il dì (anche in adolescenza il sonno cambia, facendo registrare la tendenza a posticipare l'ora di addormentamento e quella del risveglio).
Anche il sonno è quindi una funzione fisiologica che si sviluppa nel corso della crescita del bambino.
Che cosa possono fare i genitori per regolare il sonno dei figli?
Spesso si tende ad attribuire ai comportamenti dei bambini gli stessi significati che si applicano agli adulti, come ad esempio, attribuire al pianto l'idea di malessere (tristezza, dolore...). Nei bambini invece il pianto ha un significato relazionale, di comunicazione. Questa precisazione è importante, perchè se si attribuiscono significati diversi a questi comportamenti si rischia di non rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino.
Anche l'allattamento, come abbiamo visto in un altro articolo su Psicologo Melzo e Psicologo Novate, ha in sé una valore non solo nutrizionale, ma anche comunicativa che si basa sull'alternanza del ritmo conversazione – pausa.
Per questo motivo, è importante non alterare il ritmo conversazione - pausa, cercando di preservare ritmi e abitudini regolari (senza diventarne schiavi!).
Ritengo introdurre delle routine che precedano il momento dell'addormentamento, in modo che il bambino inizi a imparare quali sono i gesti che precedono la messa a letto.
È molto importante infatti dare dei ritmi regolari affinchè i neonati, che inizialmente non sanno nulla di come funziona il mondo, imparino più facilmente se trovano delle routine sulla propria strada, perché iniziano ad associare alcuni gesti all'avvicinarsi del sonno.
Noi stessi, in quando adulti, non riusciamo ad addormentarci se reduci da un'attività intensa e stressante, abbiamo bisogno di rilassarci e "decomprimere".
Con i bambini funziona bene dare ritmi più lenti, manipolarli, accarezzarli all'incrocio delle sopracciglia sopra il naso... tutti segnali che facilitano il sonno.
La profezia che si autoavvera: "E se non dorme?" Non dormirà.....
Se due genitori sono molto preoccupati che il bambino non dorma, potrebbe molto facilmente presentarsi il rischio della profezia che si autoavvera.
È così anche per noi adulti: quando siam preoccupati di non riuscire a dormire, vediamo che si avvicina l'ora del risveglio e si continua a non prender sonno, l'insonnia ha gioco facile.
Come questo può incidere sui bambini?
- Innanzitutto i bambini sono molto competenti nel cogliere le emozioni degli adulti che si prendono cura di loro, per cui se i genitori sono in ansia o preoccupati, il neonato coglie questi stati emotivi, che non facilitano il sonno.
- Secondariamente, i genitori che si preoccupano tendono a fare troppe cose per far addormentare il bambino, con l'effetto di iperstimolarlo e quindi rendere il sonno più lontano.
- L'iperstimolazione è anche rinforzare i versetti del bambino, i suoi sorrisi, che durante il giorno sono corrisposti e incoraggiati, ma in questa fase non aiutano a rilassarlo.
In un prossimo articolo su Psicologo Melzo e Psicologo Novate proveremo ad affrontare il tema del sonno nei bambini più grandi.