Uno dei piccoli problemi più gettonati nella relazione tra genitori e figli, quando questi sono piccoli, è il pianto del bambino quando vede la mamma e/o il papà andare via.
Succede magari quando li si lascia a casa dei nonni, o quando i genitori escono lasciando in casa il figlio con qualcuno (nonni, baby sitter...), ma anche l’ingresso al nido o alla scuola materna desta problemi.
L'inganno a fin di bene (?)
Per evitare che il bambino pianga vedendo andare via i genitori, questi ultimi spesso adottano una strategia che consiste nell’approfittare di una sua distrazione per scomparire inosservati. “Occhio non vede, cuore non duole” sembra esser la premessa a questo tipo di soluzione: “se non ci vede andar via non piange”.
È una delle tante soluzioni che come genitori ci si inventa per “ingannare a fin di bene” il bambino.
I bambini sono sempre competenti...
Il problema è che non si fa i conti col fatto che i bambini, per quanto piccoli, sono comunque competenti nella relazione e nel percepire la realtà. Questo implica che, esattamente come accadrebbe ad ognuno di noi che improvvisamente non trova una persona con cui era in casa fino a pochi attimi prima, i bambini vivono la sensazione di “scomparsa” da parte del genitore.
Ma mentre un adulto capisce che al limite l’altro è andato via, per il bambino l’assenza è ancora più complessa da spiegarsi: “la mamma c’era, ora non c’è più”. Il rischio è che il piccolo si senta non solo abbandonato, ma anche un po’ tradito.
Soprattutto, il problema maggiore è reiterando queste condotte, nella relazione con i genitori il bambino co-costruirà la propria realtà come imprevedibile: “anche quando la mamma c’è, potrebbe andarsene da un momento all’altro senza che io possa far nulla per capirlo”.
Sarebbe quindi meglio salutare sempre il bambino, spiegandogli che si sta andando via, che si tornerà, che nel mentre lui starà da... / con...: in questo modo è certamente possibile che il piccolo pianga, ma lo si aiuta a costruire una realtà prevedibile, chiara, che aumenta il senso di fiducia nei confronti dei genitori e anche della propria autostima.