I capricci in pubblico sono tra le fonti di imbarazzo più grandi per i genitori... bambini che urlano al supermercato, o si sdraiano tra la corsia delle merendine e quella della pasta...
Spesso tali capricci, che si concretizzano con urla, scenate isteriche, comportamenti oppositivi, parolacce, tentativi di picchiare il genitore, nascono da una richiesta avanzata dal bambino, ma respinta dal genitore:
"Mi compri le patatine? Voglio la macchinina..."
Al "no" del genitore il bambino ... (tanto per citare una frase famosa del film "il Gladiatore) scatena l'inferno.
Molto spesso i genitori, pur di evitare che il proprio bambino venga percepito da tutti come un diavoletto in miniatura (e di conseguenza esser ritenuti dei genitori poco bravi),finiscono col cedere ai capricci e comprare l'oggetto del desiderio (che mediamente perde il proprio interesse agli occhi del bambino dopo pochi minuti).
Ovviamente, l'aver comprato quanto richiesto dal figlio genera in lui l'idea che fare i capricci diventa una maniera molto utile per ottenere quanto si vuole.
A volte i genitori non agiscono solo per imbarazzo nei confronti del pubblico, ma anche perché pensano di risultare più amorevoli agli occhi dei figli.
Che cosa potrebbe essere utile fare?
L'idea alla base di tutte le nostre convinzioni è che siano gli adulti (i genitori) a dover indirizzare e contenere il bambino ed i suoi comportamenti, tenendo conto che oltre a quanto di specifico avviene in quel momento, il bambino impara anche il processo attraverso cui un comportamento matura e produce effetti: detto molto più semplicemente, il bambino se vede che al capriccio consegue l'ottenimento del giochino desiderato, imparerà che fare i capricci è utile.
Allo stesso modo, se il bambino fatica nel sonno, se impara che piangendo verrà portato nel lettone, difficilmente smetterà nelle notte seguenti di piangere.
Davanti all'inizio di un capriccio è utile quindi rispondere in modo fermo e autorevole, motivando la propria risposta. È ovvio che poi sta ai genitori valutare in base all'occasione in cui ci si trova se vale la pena continuare nel tenere la propria posizione o mediare (magari il contesto non consente altri interventi).
Il miglior modo di prevenire questi eventi è comunque lavorare nella quotidianità creando una relazione nella quale il bambino possa imparare che cosa è consentito e che cosa invece no (in questo senso, creare un ambiente nel quale non vi siano elementi che il bambino deve imparare a rispettare e ad evitare potrebbe essere "comodo" nell'immediato, ma privarlo della capacità di riconoscere i limiti del proprio agire)