L'angolo della psicologia al cinema che curiamo su Psicologo Melzo e Psicologo Novate non è sicuramente uno spazio per critici cinematografici (non è il nostro lavoro), né uno spazio dedicato a profonde analisi psicologiche dei personaggi.
Funziona così: quando vedo un film che mi colpisce lo uso come pretesto per parlare di qualche aspetto della psicologia. Per esempio, The Artist si è prestato ottimamente per parlare di non verbale, così come Il sospetto è stato molto utile nel parallelismo dei fatti di cronaca riguardanti l'asilo di Rignano.. Happy family è un'ottima metafora del lavoro dello psicologo, e così via per gli altri film psico-recensiti...
I nostri ragazzi è un film che mi ha messo in difficoltà da questo punto di vista: a fronte di un grande impatto rispetto ai contenuti ed ai livelli di analisi, ho trovato e trovo molto difficile focalizzarmi su un solo argomento. Partiamo da una brevissima
presentazione: I nostri ragazzi è un film del 2014 di Ivano De Matteo, regista che lo ha girato ispirandosi al romanzo "La cena" di Herman Koch.
Di chi parla il film?
Un primo tema di riflessione è appunto questo: nel tentare di descrivere la trama, su chi mettereste il focus?
Mi spiego, iniziereste dicendo che il film parla di due cugini adolescenti figli di famiglie per bene?
Oppure direste che il film racconta di due fratelli, un chirurgo pediatra e un avvocato penalista, e delle loro famiglie?
O, ancora, il film racconta del rapporto controverso e competitivo di due fratelli e delle loro mogli?
Questi sono solo alcuni interrogativi che mi si sono presentati nel momento in cui ho provato a iniziare a scrivere il riassunto della trama: ovvio, il film parla di tutte queste cose insieme, ma scegliere con quale frase iniziare significa selezionare uno dei vari punti di vista da cui è possibile osservare e analizzare le vicende e i personaggi.
La trama
Non svelerò il finale. Potete leggere tranquillamente.
I due cugini, gli adolescenti di cui si diceva prima, al rientro da una festa tra amici massacrano di botte una senza tetto mandandola in coma. La donna poi morirà. Nessuno ha visto i due ragazzi compiere il gesto. La scena è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza, ma la qualità delle immagini e l'angolazione della ripresa non permette di veder in volto gli autori del pestaggio. Il video viene diffuso da un programma televisivo e i genitori riconoscono, nonostante i limiti del video, i ragazzi (dai vestiti, dalle movenze e dalla prossimità con la zona della festa). Che decideranno di fare i genitori? Denunceranno i figli? Li copriranno?
Senza dirvi come finirà, emerge però chiaramente una radicale differenza di vedute e di scelte da parte delle due coppie genitoriali.
Di che cosa si parla?
L'interrogativo principale del film pare essere: e voi che cosa fareste al posto di questi genitori?
Che cosa vuol dire in questo caso "proteggere" il figlio: far sì che non cada nel meccanismo della giustizia o far prendere contatto con le proprie responsabilità legali?
(Come sempre, il contesto è una variabile necessaria per capire l'episodio: il tutto avviene infatti non all'interno di una famiglia mafiosa o in un ambiente malavitoso, ma all'interno di famiglie culturalmente ed economicamente elevate).
Ma in realtà, come dicevo inizialmente, gli spunti di riflessione sono molteplici:
- i due fratelli sembrano agli opposti per quel che riguarda gli ideali: l'avvocato penalista difende gli assassini, il chirurgo pediatrica tenta di salvare i bambini (in particolare uno di loro è vittima di un assistito del fratello avvocato). Tali ideali sembrano però invertirsi di colpo quando si passa dal mondo degli altri al mondo della propria famiglia. Dal punto vista sistemico i fratelli sono sì all'opposto, ma si muovono dentro la stessa semantica, dentro lo stesso sistema valoriale. Il dramma non li fa uscire da questo sistemi di valore, ma cambia le loro posizioni reciproche;
- emerge molto forte il tema della solitudine: i due ragazzi sembrano vivere una vita di isolamento, connessi al mondo principalmente attraverso internet. Il dialogo coi genitori è quasi del tutto assente (specie nel ragazzo) o legato ad aspetti strumentali (soprattutto per quanto riguarda al ragazza). Colpisce che tutti mangino in solitudine: l'avvocato mangia nel proprio studio ricavato nell'appartamento, la moglie cena di fronte al televisore, il pediatra consuma un panino al volo tornando a casa per uscire subito dopo e anche sua moglie cena davanti al televisore.. L'unica cena condivisa è il rituale mensile del ristorante, quando le due coppie, per abitudine e non certo per voglia, si ritrovano in un esclusivo locale dove argomenti sulle futilità più futili consentono di non rimanere in silenzio per tutto il tempo. Anche le famiglie appaiono sole: non ci sono riferimenti alle famiglie di origine, ai nonni, non ci sono amici di famiglia;
- il film apre riflessione sui così detti "stili educativi" dei genitori nei confronti dei figli, e/o del rapporto tra la relazione di coppia e la relazione educativa. La madre del ragazzo è sempre pronta a difenderlo a spada tratta nonostante le evidenze: nel film si colgono spunti crescenti su questo tema, a partire dal colloquio col docente fino alla difesa strenua del figlio dopo aver preso consapevolezza del suo gesto.
- ... E infine... che dire della scena finale?