Abbiamo visto in un altro articolo come ci siano diversi modi di rapportarsi al gioco, esperienze osservate anche nell'esperienza negli studi di Psicologo Novate e Psicologo Melzo: ci sono differenze legate alla socialità del gioco (chi preferisce giocare da solo e fare giochi solitari, chi invece condividere l'esperienza con amici o colleghi e giocare a giochi che prevedano l'interazione con altre persone) e differenze legate alla frequenza con cui si gioca... Le difficoltà nascono quando l'attitudine al gioco diventa problematica e non raramente anche patologica.
Ma chi sono le persone che rischiano di più? Quali condizioni e quali fattori possono facilitare un rapporto problematico col gioco, tale da compromettere la vita economica, lavorativa, ma anche relazionale delle persone? Vediamo quali risultati e quali informazioni possiamo ricavare da alcune ricerche (Biganzoli et al. 2004; Marhsall, 2000; Browne & Brown, 1994).
Chi è più a rischio?
Le persone colpite da dipendenza da gioco oscillano tra l’1 e il 3% della popolazione maggiorenne.
Ma chi sono le categorie più a rischio?
Bene, sappiate che se siete maschi, tra i 18 e 40 anni, e avete un’ampia accessibilità ai giochi (on line, sale giochi, amici…) siete la categoria più a rischio, soprattutto se avete anche altre difficoltà psicologiche (ansia, disturbi dell’umore, ossessioni….) o qualche altra “dipendenza” (fumo, alcol, droghe).
Ci sono differenze tra uomini e donne?
Se siete donne, sappiate che negli ultimi anni c’è stato un rapido aumento di casi di gioco patologico, un aumento dell’82% negli anni tra il 1975 e il 1998… la mia ipotesi è che il trend sia ancora in aumento. Ci sono però delle differenze rispetto alla scelta dei giochi: le donne sembrano apprezzare di più giochi quali videopoker, bingo e slot-machine, mentre gli uomini sono più attratti dal poker e dagli altri giochi “da casinò”.
Sono diverse anche le motivazioni: mentre gli uomini sono spinti più dalla voglia di provare emozioni eccitanti e dal gusto della sfida verso la vittoria, le donne giocano soprattutto per sfuggire alla noia e alleviare il senso di solitudine.
Gioco e status sociale
Sono interessanti anche i risultati che nelle diverse ricerche citate emergono riguardo al rapporto tra gioco patologico e status sociale: sebbene la quantità di denaro spesa nel gioco è proporzionale al reddito delle persone (chi ha più soldi gioca più denaro), il dato allarmante è che la proporzione tra reddito e soldi spesi per il gioco è sbilanciata verso le classi meno abbienti.
In pratica, è vero che chi è meno ricco spende meno soldi, ma i soldi spesi dalle classi più in situazioni di difficoltà economica rappresentano mediamente il 2,2% del loro reddito totale, mentre le classi più economicamente agiate spendono circa lo 0,5%
Un ultimo dato, registrato negli ultimissimi anni, riguarda il gioco patologico negli anziani: si tratta di una categoria che si pone come maggiormente a rischio: probabilmente la loro vulnerabilità deriva da uno stato di salute sempre più precario, isolamento sociale, senso di “aver poco da perdere”… siccome la quantità di denaro da loro spesa è spesso modesta (a causa delle minori possibilità, pensioni basse…), il dato è comunque allarmante perché le cifre possono sì sembrare modeste, ma è il valore che hanno per le persone che le giocano ad esser importante, soprattutto se si considera il gioco non come un “vizio”, ma come una richiesta si aiuto.
Riferimenti bibliografici:
Biganzoli, A., Capelli M., Capitanucci, D., Smaniotto R., Alippi, M. (2004). Indagine sui comportamenti di gioco di azzardo in provincia di Pavia. Ed. Dream, Gavirate (VA).
Browne, B.A., & Brown R.I. (1994). Predictors of Lottery Gambling among American College Students. Journal of Social Psychology, 134, 339-347
Marshall, K. (2000) Update on Gambling. Perspectives on Labour ad Income, 12(1), 29-35