Quali sono stati i meccanismi psicologici alla base del voto del referendum del 4 dicembre?
Scelte di voto ampiamente esibite
Pubblicare questo articolo prima del referendum sulla riforma costituzionale sarebbe stato contribuire a produrre uno dei tantissimi contributi sul voto dello scorso 4 dicembre. Sebbene il nostro articolo abbia un carattere puramente psicologico, sarebbe stato percepito come uno dei tanti "dico la mia" sul tema della votazione.
Da un punto di vista sociologico è stato interessante notare come in questo referendum si sia assistito ad un proliferare di prese di posizione da parte di moltissimi personaggi pubblici non legati alla politica: attori, comici, soubrette, cantanti.. molti hanno espresso le proprie intenzioni di voto sui media e sui social network.
Questi ultimi hanno visto anche un proliferare da parte di persone comuni di dichiarazioni di intenti a proposito del "sì" o del "no", in maniera nettamente superiore a quanto si vedeva per quesiti referendari precedenti o per elezioni politiche.
Anche questo è un dato importante: come mai le persone si sono sentite di dover/voler rendere di pubblico dominio la propria intenzione di voto?
Tale dato sembra peraltro molto in linea col fatto che ci sia stata un'alta affluenza alle urne (in maniera tutt'altro paradossale l'assenza del quorum incentiva il voto).
Si può parlare di scelta conservativa (cioè resistenza al cambiamento)?
Ha vinto il no.
Da un punto di vista pragmatico, ha vinto la scelta di non modificare lo status quo, di non scegliere il cambiamento.
Potrebbe anche questa essere una variabile da analizzare da un punto di vista psicologico, ma a mio modo di vedere non si tratterebbe del motivo alla base della scelta degli elettori, quanto uno dei criteri su cui alcune persone che hanno votato "no"si sono basati per la propria scelta.
"Paura del cambiamento" o "resistenza al cambiamento" sono di per sè infatti variabili molto riduttive, poiché anche il tipo di cambiamento prospettato incide sull'espressione della propria preferenza.
..Una questione percettiva?
Il punto è proprio questo: che tipo di conoscenza precisa hanno avuto gli elettori sugli argomenti proposti dalla riforma e, soprattutto, quale percezione hanno avuto rispetto ai possibili scenari possibili in caso di vittoria del "Sì"?
La campagna elettorale, ambo le parti, non è stata dedicata a illustrare in modo esaustivo e comprensibile tutti i punti della riforma, ma si è puntato a sottolineare la portata politica della scelta (pro o contro Renzi) e le conseguenze disastrose in caso di vittoria della controparte.
Il tema referendario era così complesso che nemmeno gli addetti ai lavori hanno potuto con certezza prevedere quali esiti si sarebbero verificati nel breve, medio e lungo termine in caso di vittoria del Sì e del No: prova ne è che gli scenari immaginati si potevano collocare lungo un continuum che dal catastrofismo andava verso il mantenimento de facto dello status quo (questo per entrambe le posizioni).
Ridurre la complessità:...
Quando una persona deve scegliere tra due alternative, deve poter aver chiare le conseguenze che derivano dall'intraprendere l'una o l'altra scelta, sia che si tratti di piccoli elementi quotidiani (mangio un primo piatto abbondante, che mi sazia, ma magari non si allinea con la mia volontà di perdere peso, o mangio un'insalatona più dietetica, ma che col clima dicembrino poco mi attrae?
Sapere che nel locale in cui mi trovo per la pausa pranzo sono più veloci nel servire un primo piatto, mi aiuta a scegliere tenendo conto del tempo a disposizione per la pausa pranzo?), di variabili più rilevanti sul piano personale (accetto il trasferimento di lavoro, guadagnando molto di più, ma dovendo allontanarmi dai miei cari per lungo tempo, o mantengo la posizione attuale? Sapere se lo spostamento sarà permanente o temporaneo, e di quanto, mi aiuterebbe a prendere una decisione più consapevole?)
La stragrande maggioranza dei cittadini non aveva a disposizione competenze e informazioni utili per prendere una decisione basata su ragionevoli prospettive degli scenari plausibili in caso di vittoria dell'uno o dell'altro schieramento.
...criteri emotivi, cognitivi o valoriali?
Su che fattori si sono prese le posizioni?
Sicuramente le persone sono dovute ricorrere a elementi per semplificare le scelte.
Le sfumature politiche che hanno colorato la scelta del voto,rendendolo un plebiscito pro o contro Renzi, sono state tra le variabili più evidenziate:
siccome è una proposta che arriva da Renzi, voto "sì" se mi piace lui, "no" se al contrario mi sembra da bocciare.
Lo stesso premier dimissionario, nel suo discorso durante lo spoglio elettorale, quando si era già capito che il "no" avrebbe avuto la meglio, ha dichiarato:"(...) questa riforma è quella che abbiamo portato al voto. Non siamo stati convincenti, mi dispiace."
Si tratta di una frase che evidenzia molto bene come sia stato percepito come molto importante la connessione tra proposta e propositore,allo stesso modo in cui la scelta di acquistare o no un prodotto dipende da come ci viene proposto e da chi lo propone.
Se pensiamo che chi ci consiglia l'acquisto sia una persona indegna di fiducia e malintenzionata, eviteremo di procedere oltre. Se invece ci fidiamo del venditore o del suggeritore, più facilmente procederemo con l'acquisto.
Così, oltre all'essere pro o contro Renzi, le persone hanno scelto sulla base delle indicazioni di voto espresse dai politici: "io non ho capito molto la riforma nella sua complessità, ma se quel politico che mi piace, seguo e ispira fiducia dice che voterà in quel modo, farò lo stesso". Allo stesso modo è vero anche il contrario: si è scelto di votare l'esatto opposto di quanto suggerito dalla frangia politica che più si sente opposta alle proprie inclinazioni.
Non solo i politici si sono espressi in questa campagna referendaria, ma anche opinionisti, giornalisti, personaggi dello spettacolo... in maniera diversa, ma per molti elettori sono stati indicatori importanti, così come lo sono state persone personalmente conosciute e ritenute affidabili.
Un altro criterio che ha aiutato le persone ha decidere che cosa votare è stato il voler evitare lo scenario peggiore: davanti a scenari controversi illustrati dai due schieramenti, le persone a volte scelgono sulla base del criterio della riduzione del rischio, più che sulla possibilità del miglioramento. "Se ho saputo che se vince quella parte lì, è più probabile che accada questo.. e questo è quanto di peggio ci sia secondo me, voterò l'altra possibilità, anche se probabilmente non mi regalerà quanto vorrei, ma meglio evitare il rischio del peggio" (posizione valevole per entrambi gli schieramenti).
Altre variabili importanti sono rappresentante dalla rilevanza soggettiva che alcuni temi e valori coinvolti dalla proposta della riforma assumono per gli individui: tra le motivazioni dei due schieramenti, si è molto parlato di ampliamento/riduzione della democrazia, riduzione o aumento del potere delle regioni, veridicità o meno sul taglio dei costi della politica... Ogni punto insomma è stato ampiamente dibattuto: se un individuo si è trovato a favore per alcuni punti sostenuti da uno schieramento, ma su altri variabili era più in linea con la fazione opposta, più facilmente avrà votato in base al valore per lui più saliente.
Per esempio: "per me è prioritario ridurre i costi della politica. Penso che se vincesse il "sì" questo accadrebbe? Allora voto "sì", anche se altri punti mi lasciano perpelsso". Penso che se vincesse il "sì" in realtà tutti questi risparmi sarebbero in realtà fasulli o compensati da altri costi, primo tra tutti quello per il referendum stesso? Allora voterò "no", sebbene vari punti del "sì" mi trovino concorde.
Sapere quali meccanismi ci influenzano maggiormente nella scelta del voto può essere utile perchè permette di esplorare nuove variabili e arricchire la complessità dei propri processi di scelta.