Tutela dei minori... e non solo
Nel 2013, l’Università Bocconi , il Cismai (Coordinamento Italiano Servizi contro Maltrattamento e Abuso all'Infanzia) e Terres des Hommes hanno condotto uno studio nazionale dal quale è emerso che in Italia vi sono più di 100mila minori maltrattati per i quali vi sono aperti procedimenti civili presso i Tribunali per i Minorenni. Si tratta dello 0,98% della popolazione minorile di tutta la nazione, ma, ovviamente, si tratta di un dato sottostimato, poiché molti casi rimangono nel “sommerso”, poiché rimangono sconosciuti alle competenti autorità, non visti, o (peggio), visti, ma non segnalati.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per ogni caso rilevato ve ne sono 9 non riconosciuti e, soprattutto, non curati.
Dalla psiche alle tasche
A questo articolo si vuole tuttavia dare un taglio meno psicologico del solito, proprio perché, in ottica sistemica, si riconosce il valore ecologico della psicologia.
La Pubblica Amministrazione non di rado sceglie di tagliare i fondi soprattutto nei rami del sociale e della sanità: chi, come vi scrive, lavora o collabora per servizi pubblici, sa bene quanto sia sempre più difficile non solo pensare ad interventi preventivi, ma anche a trovare fondi per progetti riabilitativi o urgenti.
James Heckman, premio Nobel per l’economia, teorizza che per ogni dollaro investito nella prima infanzia di bambini a rischio da un punto di vista psicosociale, si genera un risparmio futuro, per lo Stato, di 7 dollari (per approfondire, cliccare qui)
Attualmente (o meglio, stando ai dati del 2013), in Italia i costi diretti per i 100.231 minori in carico ai Servizi si spendono 338,6 milioni di euro (spese legate a interventi di carattere sanitario, rette di strutture residenziali, spese legali, costi dei servizi...), mentre sommando i costi indiretti calcolati sull’età adulta (perdite produttive per improduttività lavorativa, spese penali, danni causati, spese mediche), si arriva ad una cifra pari a 6,6 miliardi di Euro, ovvero quasi 1 punto percentile del PIL italiano.
Tali statistiche, per quanto possano sembrare fredde, ciniche e lontane dall’esperienza di chi vive il lavoro di tutela dei minori in prima linea, dovrebbero far riflettere amministratori e legislatori rispetto alla necessità di investire denaro non solo per la cura ed il trattamento, ma anche per la prevenzione in situazioni di rischio da un punto di vista psico-sociale.
Per quanto la crisi sia una realtà ormai cronica, e quindi bisognerebbe parlare non di crisi, ma di status quo, la scelta di investire, anziché di tagliare, si rivelerebbe un importante investimento per il futuro, non solo di tipo economico, ma anche sociale.