Il disturbo depressivo stagionale non esiste
La depressione è tra le psicopatologie più comuni e più diffuse.
Il cinema ha dato grande spazio a storie in cui la depressione è protagonista (“Mr. Jones”, “Gente Comune”...) e per tanti anni ha regnato la teoria organicistica sulla depressione, causata e mantenuta da fattori genetici o biochimici.
Su Psicologo Melzo ci siamo espressamente pronunciati rispetto a questo tema, prestando la voce a psichiatri che hanno per primi espresso le proprie perplessità: da qui la riflessione sul diritto alla tristezza , sia dando voce a iniziative promosse da psichiatri che hanno modificato il loro orientamento "farmaco centrato" (storie che guariscono).
Questo articolo è solo un piccolo mattoncino in più: non è tanto la presunta scoperta ad essere interessante, ma il fatto che se ne parli e che si possa forse iniziare a trattare in modo più complesso la situazione.
Il pretesto conversazionale è offerto da alcune ricerche della Aubum University dell’Alabama (Usa) e pubblicate nel 2016 dalla rivista Clinical Psychological Science: i risultati ottenuti dai ricercatori accademici sembrano confermare che non vi siano alcune evidenze scientifiche che giustifichino la connessione tra le difficoltà emotive e la minor esposizione solare tipica dei mesi invernali.
In particolar modo, non vi è alcun legame tra i sintomi della depressione e variabili attribuibili alla stagione in corso.
Vi è chi ha preso questo importante studio come ennesima conferma dell’azione scorretta delle cause farmaceutiche che inventano patologie per venderne i rimedi.
Di sicuro anche questa scoperta costringe ad approcciarsi a quella che viene diagnosticata come depressione con una complessità di pensiero maggiore, che tenga conto dei risvolti e degli antecedenti relazionali.
Riferimenti bibliografici
Traffanstedt M., Mehta, S., Lobello S. (2016) Major Depression With Seasonal Variation Is It a Valid Construct? Clinical Psychological Science, January 19, 2016
Ugazio V. (2010), Quello che la serotonina non spiega. Terapia familiare, 2010 (94), 7-20