Gli psicoterapeuti di Psicologo Melzo prendono posizione con questo articolo sul tema della depressione, contro l'attuale tendenza degli psichiatri a considerare depressione anche la tristezza più comune.
Ma andiamo con ordine: il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) è il sistema di classificazione di disturbi al mondo più utilizzato, sia ai fini di ricerca che, soprattutto, per l’attività diagnostica e clinica.
La sua prima edizione risale al 1952 e attualmente, la versione in vigore, la quarta, risale al 1994 (con una revisione importante nel 2000). Il Dsm, che si propone nei suoi ideali come uno strumento ateorico (indipendente cioè dalle teorie psicologiche di riferimento) e statistico (la possibilità di diagnosticare una o più patologie è ricondotta a concetti statistici come media, frequenza, moda, varianza…),
è sempre stato oggetto di molte critiche legate a questioni sia tecniche (è possibile ridurre i disturbi mentali a una questione di numeri?) che soprattutto etiche: senza entrare in questioni che richiederebbero molto tempo, basti pensare che l’omosessualità era inserita nelle perversioni sessuali fino a che, dopo non senza tante battaglie, nel 1974 fu rimossa dal manuale.
Pensate a quanto è culturalmente e socialmente imponente e importante l’idea che un atteggiamento o un comportamento sia considerato "da malati": essere omosessuali era considerato una patologia fino a poco più di 30 anni fa.
Non entro nello specifico di tante altre dispute in corso su altri disturbi: cito solo un esempio, ma molto importante e soprattutto attualissimo: pensate se, nella prossima edizione, prevista per il 2013, dovessero definire patologica la sofferenza per il lutto: ogni persona che soffre (giustamente, a mio avviso) per la perdita di una persona amata verrebbe patologicizzata e ritenuta “malata”.
E, lo sappiamo fin da quando siamo piccoli, che cosa si dà ai malati? La medicina, che nel caso dei disturbi mentali, si chiamano psicofarmaci.
Vale la pena a questo punto sottolineare due particolari:
- il primo è che la metà degli psichiatri che hanno partecipato alla stesura ultima del DSM ha avuto rapporti economici, come consulenti o ricercatori, con case farmaceutiche tra gli anni 1989 e 2004.
- Il secondo punto da evidenziare è che l’esempio fatto sul lutto non è casuale, ma si tratta di un rischio molto più concreto: ci sono molte proposte riguardanti la prossima edizione del DSM V che puntano ad aumentare esageratamente alcune diagnosi psichiatriche.
Tra le patologie per cui stanno pensando di facilitare i criteri di diagnosticabilità c’è proprio la depressione maggiore, per la quale si vorrebbero considerare come sintomi anche gli aspetti del lutto.
Si tratta a mio avviso di un fatto molto grave, che toglie legittimità al dolore, al diritto di esser tristi e di piangere una persona scomparsa, e che, clinicamente, non riconosce nemmeno il ruolo adattivo del lavoro del lutto
Che cosa si può fare per evitare l'aumento della depressione?
Proprio per ribellarsi a questo sistema, è stata avviata su scala internazionale una petizione per chiedere di non rendere effettive queste ipotesi di modifiche. Credo sia significativo dire che i due promotori dell’iniziativa sono Allen Frances e Bob Spitzer, ovvero i due psichiatri a capo delle task force che si occuparono di regidere il DSM IV (Frances) e III (Spitzer).
L'idea è che se molti membri della professione protestano contro questa bozza, gli autori del DSM-5 temano che il manuale poi venda poco o non venga seguìto, e che questa loro paura possa indurli a fare delle modifiche.
La petizione è stata promossa innanzitutto da alcune Divisioni della American Psychological Association: la Division 32 (Society for Humanistic Psychology), la Division 27 (Community Psychology), la Division 49 (Society for Group Psychology and Psychotherapy), e poi dalla Association for Women in Psychology, dalla Society for Descriptive Psychology, ecc., e anche da associazioni di altri paesi, quali ad esempio la British Psychological Society.
Il 22 ottobre scorso (2011) Allen Frances ha tenuto a Bologna un incontro a questo proposito, all’interno della "Settimana della Salute Mentale" promosso dalla AUSL di Bologna. Cliccando su questo link è possibile leggere la pagina web dell’evento e un’intervista rilasciata da Frances al Corriere della Sera.
http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/Frances_22-10-11.htm
La bozza del DSM-5 è all'indirizzo Internet http://www.dsm5.org.
Per chi invece volesse firmare la petizione occorre andare alla pagina web http://www.ipetitions.com/petition/dsm5/#sign_petition e scorrerla fino in fondo dove c'è il modulo per firmare. In questa paginavi è una "Open letter" che illustra in modo abbastanza dettagliato alcuni problemi del DSM-5.
Chi non legge l'inglese può vedere la anticipazione di questo dibattito alle pp. 247-262 del n.2/2011 di Psicoterapia e Scienze Umane, con interventi di Bob Spitzer e Allen Frances ("Guerre psicologiche: critiche alla preparazione del DSM-5").
Bibliografia:
Spitzer, B. & Allen, F. (2011).Guerre psicologiche: critiche alla preparazione del DSM-5. Psicoterapia e scienze umane. Pp. 247-262.
Un ringraziamento all dott. Paolo Migone, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane e docente dell’Università di Parma, per avere promosso l’iniziativa e diffuso la comunicazione in Italia.