Un'emozione che genera emozioni
In un passato articolo pubblicato su Psicologo Melzo – Psicologo Novate avevamo spiegato l’importanza psicologica della sorpresa: una nota marca di dolciumi lo aveva capito da tanti anni, costruendo una fortuna grazie alle sorprese contenute nei suoi ovetti di cioccolato lungo tutto l’arco dell’anno e non solo a Pasqua.
Ma da dove nasce la sorpresa?
La sorpresa è una delle emozioni di base (cioè quelle considerate innate, che si riscontrano in tutte le culture umane): già a tre settimane dalla nascita i bambini reagiscono emotivamente ad una novità: attraverso esperimenti si è scoperto che il battito di cuore di bambini di 21 giorni di vita aumentava sensibilmente quando dopo aver fatto vedere loro una serie di immagini geometriche uguali ne veniva presentata una nuova.
Nel precedente articolo avevamo mostrato come la sorpresa sia un’emozione che serve a registrare e a reagire davanti a stimoli e situazioni nuovi: questo, nell’economia dello sviluppo della specie, si è rivelato di primaria importanza, perché quando un uomo primitivo vedeva un qualcosa di nuovo, doveva subito accorgersene per capire se scappare, cacciare o proseguire tranquillamente.
Un colpo di amigdala...
La sorpresa è quindi una sorta di “filtro” per le altre emozioni, ed infatti è tra le emozioni quella che dura di meno, solo una frazione di secondo: successivamente si sviluppa una reazione emotiva differente, esito di un’azione cognitiva che valuta lo stimolo nuovo e da cui possono generarsi, per esempio, gioia, rabbia, paura, tristezza.
Chi decide se la sorpresa trovata nell’uovo genererà entusiasmo o delusione?
Il compito di giudice è affidato ad un’area del cervello chiamata “Amigdala”, una zona implicata sia nell'elaborazione delle emozioni che come magazzino dei ricordi: questo spiega anche perché col passare del tempo tendiamo a ricordarci meglio ricordi di eventi più emotivamente intensi.