Che cosa connette il carpaccio alla psicoterapia?

Il carpaccio tra cucina, pittura e psicologia

..difficilmente si accostano la parola “carpaccio” e la parola “Psicologia” o “psicoterapia”…
Eppure il carpaccio è un ottimo elemento metaforico (o terapeutico, per chi lo ama particolarmente).

Come mai il carpaccio è un elemento metaforico importante?

Perché è un chiaro esempio di “manomissione della parola” (Carofiglio, 2010), ovvero di quando una parola nata con un significato specifico viene ripetutamente utilizzata in modo diverso dall’originale, fin quando questi viene completamente abbandonato.
Si tratta di un destino comune a tante esperienze che incontriamo nella vita delle persone.

Pensate per esempio ad un carpaccio d’ananas: che cosa vi immaginate? Credo una serie di fette di ananas tagliate sottilissime.
Idem se vi chiedessi di visualizzare un carpaccio di zucchine o di polpo.
Sembra quindi che il concetto di carpaccio richiami alle dimensioni delle fette di un qualche alimento.

C'era una volta un carpaccio...

Il “carpaccio” originale, in cucina, è stato inventato da uno chef italiano, Giuseppe Cipriani, nel 1950, che preparò un piatto di carne cruda tagliata molto fine. La scelta del nome “carpaccio” fu ispirata dal fatto che il colore delle fette di carne cruda ricordava al cuoco il colore rosso dei dipinti di Vittore Carpaccio”.
La scelta del nome non è quindi legata alle dimensioni delle fette, ma al loro colore: ovviamente il carpaccio di ananas si caratterizza come tale per lo spessore esiguo delle fette, e non certo per il colore giallo. Siamo innanzi ad uno slittamento semantico di un nome, nato per identificare un colore ed arrivato a delinare una dimensione.

..e ce ne sono ancora tanti.. di significati nascosti

Tante volte nel lavoro con le persone ci imbattiamo in esperienze simili, sia per come certe parole hanno assunto un significato specifico e univoco in alcune famiglie (e non si tratta di nulla di patologico, ma di evidenza di come ogni contesto generi dei significati specifici), ma anche come alcune persone pensano di aver un ruolo, e poi scoprono di essere ben altro: pensate ad un fratello primogenito quando perde il status di figlio unico, o a come in certi rapporti di coppia le aspettative sul proprio ruolo o su quello dell’altro possano rivelarsi molto differenti da quel che il tempo porta a galla…
Nel lavoro di psicoterapia è importante “manomettere” le parole, cioè smontarle per comprendere nel profondo il loro significato e rimontarle per poi dar loro nuovi significati e nuove possibilità di espressione.
Spesso, per esempio, persone che si definiscono o vengono definite dagli altri troppo silenziose sono tali perché hanno dovuto imparare ad essere prudenti. Adolescenti “troppo timidi” sono magari ragazzi molto premurosi nei confronti dei propri genitori..

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