4 agosto 1977. Verso un'integrazione scolastica

L'abolizione delle classi speciali... dopo 40 anni a che punto siamo?

Il 4 agosto1977, con la legge 517, si abolisce dalle scuole italiane la presenza delle classi differenziali,  fino ad allora utilizzate per alunni con disabilità. Nella legge è esplicitato il diritto allo studio e l’accesso paritario all'istruzione per tutti.
Si è trattato di un passo molto importante verso l'integrazione scolastica, anche se poi negli anni non sempre si è riusciti ad andare fino in fondo.

Sul Psicologo Melzo e Psicologo Novate sono stati pubblicati in passato due articoli sul tema dell'integrazione e sulle conseguenze della "Buona Scuola".

Credo sia importante sottolineare come l'accesso paritario non sia "solo" una questione di poter stare nelle stesse classi frequentate da alunni senza disabilità. In realtà, lavorando con diversi bambini con disabilità cognitiva e i loro genitori, so che esistono molte scuole (private) che non accettano alunni con disabilità perchè non saprebbero come relazionarsi o perchè senza risorse professionali adatte. 

Vi sono poi realtà in cui le "aule di sostegno" sono una realtà quasi quotidiana e full time per gli alunni con disabilità.

Anche sulla "semplice" questione logistica e spaziale, che semplice non è per nulla, vi sono ancora moltissime situazioni nelle quali l'integrazione è un obiettivo molto lontano.

Vi è poi, a mio avviso, un necessario cambiamento di prospettiva affinché si possa pensare di arrivare all'integrazione, ovvero rendersi conto che l'inclusione non è un'azione di competenza degli alunni con disabilità, che devono essere messi nelle condizioni di essere sufficientemente adeguati per il contesto classe. Per parlare di integrazione occorre pensare questa si ottiene con un cambiamento di tutte le parti coinvolte, non è appannaggio esclusivo degli alunni con disabilità. Occorre quindi una didattica, ma soprattutto un contesto che permetta a ogni bambino di agire in connessione con gli altri, a partire dal rispetto delle differenze individuali per valorizzare rendendo risorse i vincoli. 

A volte, nel cercare di creare questo tipo di pensiero e di cultura, sembra che chi parla abbia in mente scenari in cui i bambini con disabilità sono ignorati o ghettizzati. A volte è proprio l'atteggiamento opposto a contribuire a mantenere il problema: bambini che per la propria disabilità sono sempre iperprotetti e tutelati da insegnanti e compagni non sono in realtà integrati, ma tenuti "piccoli" e al contempo, seppur involontariamente, mantenuti invisibili rispetto alle proprie specifiche attitudini.

Valorizzazione delle risorse e un atteggiamento "curioso" sono due elementi che possono veramente aiutare nel percorso verso l'integrazione.

 

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