Uno degli aspetti che più preoccupano i genitori, come osserviamo anche nelle sedute di psicologia a Milano e Melzo, è una serie di comportamenti aggressivi che il proprio figlio maggiore può mettere in atto nei confronti del nuovo fratellino.
Viene istintivo, davanti a gesti del genere, intervenire veementemente o cercare di negare quanto accaduto, con frasi del tipo “Non volevi picchiarlo veramente vero? Non volevi fargli male… tu sei un bravo bambino…”
Frasi come queste hanno l’effetto di disconfermare i sentimenti di rabbia che il bambino prova. Detto in altre parole, è come se quando noi siamo fortemente arrabbiati,qualcuno ci continuasse a dire che non è vero che siamo arrabbiati. Probabilmente ci sentiremmo presi in giro.
Per un bambino la situazione è ancora peggio, perché aumenta il suo senso di colpa nel sentire che perfino mamma e papà non riconoscono il suo sentire, per cui si convince che è un qualcosa di estremamente negativo. Questa negazione delle ostilità potrebbe poi portarlo a spostare questi agiti verso il fratello su altri oggetti o situazioni, che potrebbero diventare vere e proprie paure.
Quel che risulta utile per il bambino è dimostrargli che si comprende la sua rabbia, ma che sappiamo che oltre a questa lui vuole anche bene al fratellino. Bisogna sgridarlo?
A nostro avviso è necessario aiutare il bambino a capire che cosa si può fare e che cosa non si deve fare, accettare non significa non dare regole, che è quanto di più angosciante possa esserci per un bambino.
L’importante è non punirlo eccessivamente, perché porterebbe il bambino a sentirsi un mostro di cattiveria.. Soprattutto, occorre rimproverarlo su quanto ha fatto in quel momento, non accusandolo rispetto al fatto di “essere cattivo”.
Non da meno, bisogna essere protettivi nei confronti del piccolo, del nuovo arrivato, se i comportamenti del fratello maggiore possono metterne a repentaglio l’incolumità. Queste attenzioni non solo sono protettive verso il neonato, ma anche verso il grande, perché se davvero riuscisse a far male al fratellino sarebbe il primo a rimaner spaventato dalla propria violenza e dai propri comportamenti, in un’età in cui i bambini non hanno ancora imparato né ad accettarli né, soprattutto, a controllarli.
Quando entrambi sono più grandi, uno scenario classico è quello della litigata tra fratelli, che spesso si conclude con la richiesta di intervento da parte di uno dei due (o entrambi)… che si rivolgono a mamma e papà. Non è necessario che i genitori sentenzino chi ha ragione e chi no, alla fine non è questo che ai bambini interessa: non è vincere la lotta, ma sapere di poterla fare, perché anche litigare tra fratelli è un modo per sperimentare i propri confini, la forza del legame che li unisce, sperimentarsi in un contesto protetto.