Esperienze professionali DI e CON Persone diversamente utili
Venerdì 11 novembre 2016 parteciperò a Bolzano in qualità di relatore a al convegno “GLOBAL HEALTH E CONNESSIONISMO nel lavoro Sociale e Sanitario. Esperienze professionali DI e CON Persone diversamente utili”.
SI tratta di una giornata di studio, lavoro e riflessione su come le rivoluzioni scientifiche e culturali di Einstein e Bateson possano generare nuovi strumenti efficaci e sostenibili per il lavoro sociale e sanitario, specie in contesti legati al mondo della disabilità, con particolare riferimento a quella cognitiva e psichica.
La giornata prevede sia interventi a carattere teorico, sia condivisioni di esperienze a stampo sistemico-connessionista maturate in diversi contesti.
L’intervento di cui sono co-autore insieme a due colleghe (una psicoterapeuta e una neuropsichiatra infantile) illustra un caso clinico affrontato come equipe di terapia familiare in regime libero professionale. Coerentemente le premesse dell’approccio connessionita, l’utilizzo del termine “familiare”, è qui inteso come terapia al processo conversazionale del sistema di appartenenza del paziente designato, che non include solo la famiglia dello stesso, ma tutta la rete dei servizi coinvolti (in questo caso: Comunità Alloggio, Servizio Tutela Minoni, Neuropsichiatria Infantile).
Se infatti è vero che i comportamenti problematici sono un’espressione della qualità emergente della forma conversazionale prevalente del sistema di appartenenza (Gandolfi, 2015), occorre estendere tale sistema non solo alla famiglia, ma anche, richiamando la seconda cibernetica, ai sistemi che si intrecciano con quello familiare: quando la situazione è altamente problematica, si assiste ad una vera e propria escalation nel numero dei sistemi curanti coinvolti, ma spesso si trascura come questi diventino parte integrante del sistema familiare. Non soffermarsi a riflettere ed analizzare questa variabile rischia di rendere i servizi coinvolti collusivi con le premesse con cui il sistema familiare si connette alle realtà coinvolte.
Il nostro contributo intende evidenziare come il lavoro psicoterapeutico si debba fondare sulla possibilità di comprendere il funzionamento del sistema paziente impostando un lavoro di “esplicitazione” circa il significato complesso del comportamento problematico espresso dal “paziente designato”, che origina nel suo sistema familiare, ma che poi riverbera e si mantiene anche nelle realtà in cui la persona si trova a vivere.
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