L'episodio di cronaca nera da cui nasce una riflessione psicologica sulla questione è la morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano morto cadendo dal quinto piano di un hotel di Milano nell'unica notte di quella gita per visitare Expo.
Non ci occuperemo in questo articolo di Psicologo Melzo dei risvolti giudiziari che avvolgono questo episodio dentro tinte da libro giallo, ma daremo un contributo psicologico (quel che ci compete) rispetto al tema delle gite scolastiche vissute dagli adolescenti (inclusi i relativi pericoli e rischi connessi).
Le radici psicologiche dei comportamenti rischiosi in adolescenza
Chi di voi lettori ha fatto l'esperienza scolastica della gita di più giorni in età adolescenziale sa, per esperienza diretta o dei propri compagni, di quanto quei giorni (e soprattutto quelle notti) siano occasione per goliardate: ma non si tratta solo di esagerare o deviare dalle regole per spirito di contrapposizione.
A volte, ciò di cui veramente si tratta tra ragazzi adolescenti, è una sorta di tentativo di superamento dell'età adolescenziale e ingresso nell'età adulta con una prova di maturità ben diversa da quella che si sostiene al termine del quinto anno di scuole superiori.
Si tratta di una sorta di vero e proprio rito iniziatico, così come accade in molte culture e molte tribù. Ricordo ancora la lettura di un libro con cui la mia maestra delle elementari intratteneva la nostra attenzione, parlava di un ragazzo indio alle prese con il proprio rito iniziatico.
Per gli amanti del cinema, il film Rapanui esprime molto bene questo concetto.
Trasportato ai giorni nostri, questi riti solitamente hanno a che fare con attività molto rischiose e molto potenzialmente autolesive: ciò che si tenta di dimostrare, agli altri, ma soprattutto a se stessi, è l'essere coraggiosi e pronti per essere Uomini.
Non a caso sono soprattutto i maschi, desiderosi di esser veri e propri uomini e non dei paurosi, a ricorrere a questi espedienti: abbiamo già parlato in un altro articolo del gioco del pollo (o meglio, del coniglio) o di quanto accade, sempre per gli amanti del cinema, ai ragazzi de L'Attimo Fuggente.
L'uso di droghe o alcol sono in questo caso un effetto secondario, o meglio, sono una conseguenza dell'intento di compiere questi gesti, e si assumono per allentare i freni inibitori.
Come fare per evitare rischi?
Più volte nei nostri articoli sottolineamo come le strategie educative fondate sulla repressione e su proibizionismo si rivelano poco utili, soprattutto con gli adolescenti.
Occorre mette in pratica quel che la psicologia ci permette di comprendere: se capiamo l'importanza di questi passaggi di crescita, viene da sè che impedirli o soffocarli non è una strada possibile (l'illusione del controllo va presto abbandonata).
Utile diventa invece cercare di aiutare i ragazzi a trovare modalità meno rischiose ma ugualmente appaganti (al fine di quanto vogliono dimostrare) per vincere le loro sfide evolutive
Sfide sportive, competizioni, incontri in cui ci si possa relazionare all'altro sesso in forme socialmente adeguate e non rischiose (le ocassioni di aggregazione in gita non mancano mai), può essere un tentativo utile alla causa.
Il gruppo e l'individuo
Sottrarsi alle dinamiche del gruppo non è facile, sia per un bisogno di appartenenza, sia per una serie di meccanismi psicologici potenti per i quali il bisogno di appartenenza arriva a prevaricare anche l'adesione alla realtà, come chi vuole approfondire può leggere su un articolo di Psicologo Melzo nel quale descriviamo un esperimento dagli esiti incredibili su questo argomento.
Eppure, la maturità di una persona sta anche nel sviluppare uno spirito critico per il quale capire quando è più opportuno dissociarsi dalle proposte del gruppo o dalle sue dinamiche quando la situazione può diventare pericolosa o comunque sconveniente.
Non è facile, soprattutto per chi dipende molto dal giudizio altrui o non accetta di sottrarsi alle sfide (quante persone rimangono imbrigliate in legami amorosi strazianti per questo motivo!)
Come aiutare i figli?
Occorre aiutare i ragazzi a cambiare il punto di vista sulle cose: finchè un ragazzo pensa che il suo compagno che riesce a fare una bravata molto pericolosa è un mito ed è adorato da tutti, sarà più difficile avere un'immagine positiva di sè, se si è uno che si sottrae anche dal fare pochi km in moto senza casco. In questa ottica, chi rinuncia è un debole.
Se però aiutiamo a capire che chi trasgredisce e si ribella, anzichè essere un coraggioso onnipotente, è in realtà un ragazzo in difficoltà a gestire i propri impeti, che deve dimostrare tanto perchè si sente poco e comunque qualsiasi cosa faccia non sarà mai sufficiente...
Insomma, se l'ostentata forza viene compresa come un evidente segno di fragilità, allora, per il nostro che si pone al polo opposto, è più facile percepirsi non come debole, ma come equilibrato e maturo.
I ragazzi possono essere aiutati a comprendere che il ruolo di leader non si guadagna unicamente rischiando di farsi male, ma anche aiutando gli altri a comprendere che non è necessario rischiare la propria incolumità, dimostrando senso del controllo e dell'autonomia.