Su Psicologo Melzo abbiamo dedicato un'intera sezione ai disturbi specifici dell'apprendimento, una tematica che vede una casistica sempre più crescente.
Aspetti psicologici dei DSA: risvolti emotivi e familiari
La neuropsicologia e la neuropsichiatria tendono a ricondurre i disturbi specifici dell'apprendimento unicamente e linearmente ad un deficit cognitivo.
Da un punto di vista sistemico i DSA sono risultati di processi multipli.
In questa ottica, la dislessia è da leggere come il risultato di un insieme di processi attraverso cui il bambino tende a organizzare il testo e attribuire significato agli stimoli visivi.
Ad esempio, la capacità di riconoscere una lettera, come una "b" minuscola, è data dalla capacità di percepire un'asta verticale e un tondino in basso orientato verso destra: per sapere leggere una lettera dell'alfabeto, occorre saper riconoscere le posizioni nello spazio; se il bambino ha un problema di orientamento nello spazio, facilmente può incorrere in problemi di dislessia (questo spiega perchè spesso chi ha problemi di dislessia ha anche un precario senso dell'orientamento e magari si perde in un parcheggio).
L'uso dei test per la valutazione diagnostica dei DSA
Nei nostri interventi di consulenza psicologica per valutare la presenza di un disturbo specifico dell'apprendimento non ci limitiamo alla somministrazione di alcuni test, che riteniamo insufficienti a comprendere veramente il funzionamento di un bambino e di una persona in generale.
I test sono utili per comprendere non quanto una persona è più o meno "rotta", ma come è in grado di utilizzare le proprie competenze, ma dal nostro punto di vista,
è fondamentale tener presente che se i test non sono integrati in una valutazione più ampia del bambino (o della persona in generale), rischiano di essere molto pericolosi, perché trasformano la persona in un numero (Gandolfi, 2013)
Il nostro presupposto è sempre che la mente si costruisce nella relazione, e attraverso la relazione è possibile comprendere i significati che mantengono attivo un certo comportamento
Un test non può infatti descrivere una persona e una personalità: pensate agli esami del sangue, sono un test utilissimo per conoscere certi valori, ma noi non siamo il numero dei nostri globuli rossi o del nostro tasso di glicemia.
Per questo motivo, prima di incontrare il bambino, incontriamo i genitori ed eventualmente seguiamo anche l'aspetto relazionale oltre che quello prettamente cognitivo.
Distinguere comportamento da identità!
Per i bambini, soprattutto i più piccoli, essere capaci in un'attività corrisponde col sentirsi dei bravi bambini, per cui nel momento in cui faticano in un'operazione, si riparano dalla frustrazione cercando di interrompere quell'attività in cui non riescono per dedicarsi ad un'altra.
Può essere che un problema funzionale renda difficile per un bambino imparare a leggere, o un problema visivo lo affatichi al punto da non riuscire a leggere o disegnare: in questi casi quindi, per un problema indipendente dalla volontà, il bambino tenta di difendersi dalla frustrazione evitando tali attività.
Intervenire con una diagnosi precoce, oltre che ad avere ovvie ricadute positive sulla possibilità di applicare interventi utili per risolvere il problema, permette di tutelare il bambino dall'essere etichettato come pigro, indolente o poco volenteroso perchè non si applica in alcune attività.
Il rischio più grande è che un problema funzionale o fisico (ad esempio, la vista), non venendo riconosciuto, porti gli adulti di riferimento (genitori, familiari, docenti) ad attribuire caratteristiche identitarie al bambino per spiegare i motivi del comportamento