Come si parla di lutto e di morte ai bambini?
La complessità del lutto per le persone
“Affrontare la morte” è una delle sezioni del sito di Psicologo Melzo e Psicologo Novate più visitate, probabilmente perché la dimensione del lutto e della perdita appare molto spesso come un tema centrale nel lavoro con le persone che incontriamo, anche quando non è il motivo della richiesta di aiuto.
Si dice che la morte sia l’unica certezza nella vita, eppure è quanto più ci disorienta.
Il lutto è una dimensione complessa e densa di sofferenza, ma le difficoltà aumentano esponenzialmente quando ci si deve confrontare con la comunicazione ai bambini.
Comunicare coi bambini
Bisogna infatti essere chiari, onesti, comprensibili, empatici... mentre si è in prima persona coinvolti nel dolore.
C’è chi pensa che i bambini vadano preservati da certe notizie, proteggendoli dal dolore e dalle esperienze negative: a nostro modo di vedere, oltre ad essere un tentativo di soluzione destinato comunque a fallire col passare del tempo, si tratta di una prospettiva che non rende giustizia alle competenze dei bambini, col rischio di perdere di credibilità ai loro occhi.
Il lutto, a parte l’occasione per cui si rende necessario parlarne la prima volta, sarà un’esperienza ricorrente nella vita, magari sotto forme diverse (separazioni, commiati, traslochi, malattie, altre perdite, lutto per animali).
Indicazioni per la conversazione coi bambini
- Partiamo da che cosa non fare: evitare di dire bugie, di far finta di niente o di minimizzare l’accaduto: come appena detto, non sono scelte che tutelano i bambini dallo star male. Anzi, si rischia di allungare il processo di elaborazione ,che va comunque affrontato, e di complicarlo con vissuti di sensi di colpa e responsabilità da parte del bambino per quanto accaduto (così come accade nei casi di separazione dei genitori)
- È impensabile comunicare qualcosa di una portata emotiva così fondante senza fare i conti su come ci si senta: per questo motivo è determinante che ci si conceda di vivere il proprio dolore, senza pensare che sia sbagliato.
- Occorre informare i bambini di quanto è accaduto, ma anche (penso a casi di malattia cronica o in fase terminale) di quanto sta accadendo e accadrà (o potrebbe succedere), tenendo conto dell’età del bambino per scegliere parole e modalità comunicative più comprensibili e tutelanti. Per esempio metafore, parole complesse, concetti astratti... sono difficilmente comprensibili.
- Concetti che possono aiutare sono quelli riferiti al decorso naturale della vita e dei suoi cicli: si tratta di un processo che può aiutare a comprendere il concetto di “per sempre”, afferendo anche ad esperienze di altre persone più emotivamente distanti.
- Un’altra spiegazione importante è relativa all’effetto della morte sul corpo: con la morte il corpo non funziona più, non si può guarire, non mangia e non beve più perché non ha più fame e sete, e ha anche smesso di avere male e dolore.
- Occorre pensare che la comunicazione non è da intendersi solo come messaggio informativo: parlarne una sola volta non è sufficiente, occorre tornare sull’argomento, ma soprattutto trasmettere al bambino la possibilità che lui possa farlo, che non sia un argomento tabù o che parlandone farebbe il male degli adulti a cui vuole bene.
- Per aiutarlo sia a capire che il dialogo è sempre possibile e per fornire un supporto emotivo più diretto, occorre offrire contenimento e rassicurazioni (per evitare che il lutto diventi esteso ad altre situazioni), dedicando tempo ed energie all’ascolto del bambino. Ovviamente i bambini hanno le proprie forme per farlo, attraverso il gioco ed il disegno specialmente; difficilmente, specie se piccoli, avvieranno discorsi diretti ed espliciti in un contesto idoneo al dialogo (le famose domande mentre i genitori sono intenti in altre azioni).
Se dopo tanto tempo (o per la consistenza degli effetti) il percorso di elaborazione del lutto si riveli complicato, è opportuno richiedere un intervento specialistico, in modo da facilitare il processo sia nel bambino, che nella sua famiglia.