Le prime reazioni emotive al terrore: paura, rabbia
Vivere in un contesto fortemente a rischio di attentati terroristici è una situazione in cui l’emozione della paura ed il sentimento dell’impotenza rischiano di diventare dominanti e paralizzanti.
Quando nessun posto è sicuro: l'impotenza
Non a caso si dice “terrorismo”, è il terrore la leva su cui tali atti agiscono, minando la quotidianità, ogni luogo è potenzialmente fatale: un volo aereo di lavoro o per vacanza, una stazione della metropolitana, un pullman, un teatro, un ristorante... non ci sono posti sicuri. Anche i luoghi o gli eventi non ancora diventati oggetti di attentato potrebbero diventarlo. Quale sarà il prossimo obiettivo? Una grande città, un obiettivo ”sensibile”... oppure un obiettivo impensabile, magari meno appariscente, ma proprio per questo in grando di aumentare il senso di incertezza e di imprevedibilità?
I rischi a livello identitari
La paura e l’ansia rischiano di farci vivere un senso di impotenza generale, che provoca non solo perdita di benessere, ma anche del senso di identità.
Regna lo smarrimento:
- “Chi sono ora io? “
- “Come posso essere me stesso se non riesco più a fare quello che facevo prima?”
- “Come faccio a esser un genitore tranquillo se non mi sento di far andare mio figlio a Londra (o glielo vieto?”
- “Chi sono io ora che non ho più il coraggio di viaggiare... ho paura ad uscire di casa, di prendere la metropolitana...”
1° risorsa: Solidarietà vs caccia alle streghe
Una risorsa che può emergere dopo un atto terroristico è il senso di solidarietà: pensate alle spontanee iniziative collettive del portare fiori sui luoghi dell’attentato, biglietti, manifestazioni di cordoglio, cortei.. Di sicuro hanno un alto valore psicologico, sono una risposta a questi vissuti di impotenza e di smarrimento il cui significato è “noi andiamo avanti”.
Però, parallelamente a questo tipo di reazione, emergono anche diffidenze, ostilità: inizia quella che si chiama “la caccia alle streghe”: dopo gli attentati terroristici dell’ISIS a Parigi una testata giornalistica ha scelto di mettere in prima pagina un titolo a caratteri cubitali che era un insulto esplicito a tutta la religione musulmana.
La gravità di tale atto non è solo nella sua pubblicazione, ma nel fatto che essa sia stata possibile perché si sa che è un messaggio che trova riscontri e condivisioni in parte dell’opinione pubblica.
2° risorsa: la condivisione vs il dividi et impera
Emergono quindi critiche nei confronti della classe politica e delle forze dell’ordine che non hanno saputo proteggere i cittadini, .. paura e rabbia sono motori emotivi potentissimi in questi meccanismi di attacco verso l’Altro (sia esso il presunto terrorista che coloro che non ci hanno difeso adeguatamente).
Sono meccanismi psicologici ben noti nelle intenzionalità dei terroristi, molto simili al “dividi et impera”, strategia tipica dei regimi dittatoriali (o anche di datori di lavoro che mantengono la propria leadership impedendo ai collaboratori di avere relazioni positive tra di loro). All’impotenza e alla paura rischia di aggiungersi il senso di solitudine.
Sarebbe utile quindi poter condividere le esperienze, le emozioni, le paure, continuare idealmente le manifestazioni che nascono subito dopo l’atto terroristico.
In particolare, il pensiero va alle scuole, dove crescono le generazioni future: le scuole dovrebbero avere come primo obiettivo un’educazione alla pace. Dovrebbe anche essere il compito di ogni famiglia, e la scuola può farlo partendo da stimoli diversi, avendo quasi sicuramente la presenza di bambini provenienti da diverse culture.
Occorre parlare di ciò che accade, dando soprattutto informazioni, perché dell’assenza di informazioni si alimentano i pregiudizi che diventano veri e propri giudizi di ostilità, condanna e chiusura verso l’altro (esempio pratico: spiegare la differenza tra religione e terrorismo, spiegare la relazione tra interessi politici, economici e azioni terroristiche).
3° risorsa: la conoscenza vs pregiudizi e giudizi
Occorre favorire la conoscenza delle diverse culture: anziché eliminare le feste di origine religiosa nelle scuole, perché non conoscere le feste delle culture presenti in classe? Le feste, i cibi, sono argomenti attorno cui i bambini (ma anche gli adulti) possono creare e dare attenzioni alle relazioni tra le persone e tra le culture.