Uno degli obiettivi del sito "Psicologo Melzo" è cercare di leggere e comprendere alcuni eventi dell'attualità con l'aiuto della psicologia.
Oggi ci occupiamo, a quasi un mese dall'avvenimento, quando il tam tam mediatico si è spento, dell'attentato di Palazzo Chigi.
Quando la cronaca nera ci pone di fronti ad episodi drammatici, una delle prime reazioni è sempre la ricerca di un qualcuno o un qualcosa, che possa spiegare il motivo del gesto compiuto.
Non si tratta di una caccia al colpevole, ma del bisogno psicologico di "trovare un senso" e dare significato ad un evento così drammatico che non riusciamo a metabolizzare, per evitare che un gesto senza senso diventi una più profonda perdita di senso.
Quando non riusciamo a dare un senso alla realtà infatti, siamo di fronte ad un vero e proprio trauma, cioè ad un evento che non riusciamo a integrare nella nostra esperienza.
Quali sono i fatti più traumatici infatti? Sono quelli a cui non riusciamo a dare una spiegazione, perchè vanno contro la nostra previsione di quello che dovrebbe essere: pensate ad esempio ai terremoti, o a quanto la morte di un bambino colpisca più di una morte di un anziano, perchè "non è così che deve essere".
La nostra psicologia ci spinge a cercare sempre un significato, anche quando questo significa cercare un colpevole, un responsabile.
Di chi è allora la colpa della sparatoria avvenuta davanti a Palazzo Chigi? O meglio, che cosa ha spinto Luigi Preiti, la persona che ha sparato, ad un gesto così folle?
Come sempre accade, le forze politiche prima, e l'opinione pubblica poi, si sono prodigate a identificare i "veri responsabili" di questa azione, così come accade per i numerosi casi di suicidi per la crisi economica:
la destra ha dato le colpe al Movimento 5 Stelle o agli estremisti di sinistra, per aver alimentato le tensioni, mentre la sinistra ha accusato la destra per aver spinto il paese in queste condizioni negli anni precedenti.
Cerchiamo di dare una spiegazione psicologica alle diverse attribuzioni di significato, che in questo caso diventano attribuzioni di responsabilità: in questo caso, ci vengono in aiuto alcuni studi di psicologia sociale e psicologia politica.
Dal punto di vista della psicologia sociale, è stato dimostrato che le persone compiono spesso degli "errori di attribuzione":
- il primo di questi è pensare al comportamento individuale come un riflesso di disposizioni e di tratti personali più che come un prodotto della situazione e di un contesto molto più ampi;
- secondariamente, noi siamo portati a spiegare gli eventi negativi che coinvolgono gli altri attribuendo le cause alla personalità altrui, quando gli stessi eventi sono causati da noi stessi, attribuiamo la colpa agli eventi esterni... Si tratta di un meccanismo cognitivo che serve a non farci perdere la nostra autostima e a giustificarci nel confronto del mondo. Per questo motivo, la colpa degli eventi negativi è quasi sempre degli altri, o di fattori esterni, quando in realtà è la nostra.
Anche la psicologia politica ci aiuta a capire meglio:
in particolare, uno studio di vent'anni fa (1993), condotto da due ricercatori dell'università di Los Angeles, spiega come la povertà (alla base della disperazione del gesto di Preiti) venga interpretata in modo diverso da chi ha un atteggiamento conservatore (partiti di destra) e chi invece ha un atteggiamento progressista (partiti di sinistra).
Secondo i due ricercatori, Zucker e Weiner, chi ha un sistema valoriale che lo porta ad essere conservatore, tende a considerare la povertà e la disoccupazione come fattori che hanno una causa di natura individuale.
Di conseguenza, sono più inclini a condannare i poveri e i disoccupati come artefici del proprio destino. Chi invece ha una mentalità di tipo più progressita, tende ad attribuire le colpe delle disuguaglianze sociali a problemi della società e della politica, per cui sono più indulgenti verso i poveri ed i disoccupati, ma più accusatori verso le classi governanti.
Questo ci spiega come mai le forze politiche di destra abbiano più o meno esplicitamente attribuito la colpa a Grillo o agli estremisti di sinistra; diversamente i progressisti e la sinistra abbiano ricondotto il gesto alla crisi economica o gli errori politici.
Riferimenti bibliografici:
Gail Sahar Zucker, G., S.; Weiner, B. (1993) Conservatism and Perceptions of Poverty: An Attributional Analysis. Journal of Applied Social Psychology. 23 (12), pp. 925-943