Il burnout dell'operatore sociale
Ci siamo già occupati su Psicologo Melzo e Psicologo Novate della complessa questione della sindrome da burnout e successivamente focalizzandoci sulla categoria degli insegnanti.
In questo articolo parliamo del burnout dell'operatore sociale (psicologi, assistenti sociali,...) il cui rischio di comparsa è ingente per due motivi:
- continua esposizione a situazioni dolorose e di difficile soluzione
- limiti contestuali derivati da assenza di adeguati strumenti lavorativi ed economici, nonché per complessità burocratiche
Il rischio di burnout dell'operatore sociale diventa esponenzialmente maggiore quando a tali difficoltà si aggiunge un modo di vivere il proprio lavoro come una missione salvifica verso gli utenti, che porta farsi carico in modo totale ed esclusivo di tutte le situazioni in carico.
Tale atteggiamento che diventa uno dei rischi fondanti del burnout dell'operatore sociale è noto anche come "Sindrome di San Cristoforo" (colui che porta il mondo sulle proprie spalle), è rischioso sia per l'operatore, che, oltre allo stress, rischia di essere portatore e vittima di tensioni nelle relazioni lavorative e personali, ma anche per gli utenti, che diventano soprattutto uno strumento di appagamento personale per l'operatore.
Oltretutto, occorre ricordare che lavorare nel sociale significa aiutare gli utenti ad abilitarsi o riabilitarsi ed ampliare le proprie possibilità di autonomia, a prescindere dalle limitazioni (economiche, fisiche, psichiche, cognitive), senza privarlo dello spazio e della possibilità di assumersi le proprie responsabilità.
Un ulteriore rischio alla base dello stress che può generare il burnout nell'operatore sociale è dato dal paradosso che si può generare dal momento in cui il proprio lavoro consiste nel prendersi cura degli altri, per cui difficilmente investire molto (o tutto) in questa attività è percepibile come dipendenza da lavoro per egoismo, ma tende ad essere vista come forma di altruismo.
Se un operatore non coglie questi rischi e si lascia risucchiare dallo stress, non risulterà utile né a se stesso né agli altri, utenti o relazioni familiari e affettive personali
per approfondire
Martinelli, F. (1992). Stress, l'amico che uccide. Trento: Publiprint