Lavorando nello studio di psicologo a Melzo e Novate con famiglie e genitori di bambini di asili nidi, scuole materne ed elementari, mi sono spesso trovato ad affrontare la tematica della gelosia tra fratelli. In questi articoli cerchermo di approfondire questo sentimento che poi spesso ricompare anche nella vita adulta, capendone i motivi che ne stanno all'origine, come superarla e.. imparando che tutto sommato un po' di gelosia oltre che normale è anche necessaria.
Lavorare con i bambini è una delle esperienze più arricchenti che esistano, a prescindere dal contesto e dalla forma di relazione.
Penso che ogni psicologo e psicoterapeuta che si occupino di terapia e di cambiamento non possano evitare di imparare dai bambini e dalla psicologia infantile, anche perché per favorire il cambiamento psicologico bisogna conoscere come questo avviene nello sviluppo..
Come ben evidenzia Miriam Gandolfi nel suo testo "Psicoterapia, manuale di tessitura del cambiamento", ormai ci si preoccupa tutti di descrivere "la mente che non funziona" (e le varie psicopatologie: depressione, ansia, dipendenze, psicosi...) senza avere in mente come la mente "normale" funzioni e si sviluppi.
CARATTERISTICHE DEL PENSIERO INFANTILE
Il pensiero di un bambino che inizia le elementari è caratterizzato da questi aspetti:
Tali caratteristiche tendono a diminuire con lo sviluppo cognitivo che con l'adolescenza raggiunge un livello di pensiero adulto.
La differenza tra il pensiero dei bambini e quello degli adulti è quindi di tipo qualitativo.
Si tratta di un tema importante dato che il pomeriggio (o il tempo compiti in generale)dal momento che i bambini iniziano la scuola sono spesso scenari di battaglie sui compiti e sull'incapacità dei piccoli di "organizzarsi"... questo è quanto sostengono i genitori, dimostrando come il concetto di tempo sia uno degli esempi migliori con cui illustrare le differenze della psicologia dei bambini da quella degli adulti
Analizziamo il "tempo pomeriggio" secondo le caratteristiche di pensiero evidenziate prima:
IMPLICAZIONI PRATICHE
Fin quando gli adulti considereranno i bambini dei piccoli adulti senza adeguarsi ai loro bisogni non si riuscirà ad andare oltre i famosi "contrasti" per i compiti, che in termini relazionali si traducono in "io voglio che tu faccia come dico io, per il tuo bene, ma fai come dico io".
L'adulto non può pensare che ad un suo comando corrisponda un'obbedienza del bambino a lungo termine.
In questo senso l'educazione è sempre reciproca e mai unidirezionale: anche gli adulti imparano dai bambini i tempi che devono seguire per essere loro utili.
Inizialmente quindi l'adulto deve affiancare il bambino costantemente dividendo in più interventi le proprie richieste.
Il bambino impara col tempo a gestirsi in autonomia imparando a distinguere cosa è più importante
Riferimenti bibliografici
Gandolfi, M. (1992) Lo stress nel bambino, in Martinelli F., Stress, l'amico che uccide, Publiprint
Gandolfi, M (2014). Psicoterapia. Manuale di tessitura del cambiamento, IL mio libro.