come i bambini vedono il mondo?

La realtà vista con gli occhi dei bambini

Lavorare con i bambini è una delle esperienze più arricchenti che esistano, a prescindere dal contesto e dalla forma di relazione.
Penso che ogni psicologo e psicoterapeuta che si occupino di terapia e di cambiamento non possano evitare di imparare dai bambini e dalla psicologia infantile, anche perché per favorire il cambiamento psicologico bisogna conoscere come questo avviene nello sviluppo..
Come ben evidenzia Miriam Gandolfi nel suo testo "Psicoterapia, manuale di tessitura del cambiamento", ormai ci si preoccupa tutti di descrivere "la mente che non funziona" (e le varie psicopatologie: depressione, ansia, dipendenze, psicosi...) senza avere in mente come la mente "normale" funzioni e si sviluppi.

CARATTERISTICHE DEL PENSIERO INFANTILE 

Il pensiero di un bambino che inizia le elementari è caratterizzato da questi aspetti:

  • Concretezza (incapacità di fare pensieri astratti e riflessioni non legate al qui ed ora)
  • Egocentrismo (incapacità di vedere un punto di vista diverso dal proprio)
  • Globalità (difficoltà ad analizzare singoli elementi di una situazione)
  • Labilità (difficoltà a mantenere nel tempo un pensiero o una percezione che mutano con il presentarsi di un nuovo stimolo)

Tali caratteristiche tendono a diminuire con lo sviluppo cognitivo che con l'adolescenza raggiunge un livello di pensiero adulto.
La differenza tra il pensiero dei bambini e quello degli adulti è quindi di tipo qualitativo.

I BAMBINI E IL TEMPO

Si tratta di un tema importante dato che il pomeriggio (o il tempo compiti in generale)dal momento che i bambini iniziano la scuola sono spesso scenari di battaglie sui compiti e sull'incapacità dei piccoli di "organizzarsi"... questo è quanto sostengono i genitori, dimostrando come il concetto di tempo sia uno degli esempi migliori con cui illustrare le differenze della psicologia dei bambini da quella degli adulti

Analizziamo il "tempo pomeriggio" secondo le caratteristiche di pensiero evidenziate prima:

  • CONCRETEZZA: per un bambino il pomeriggio è "il presente" che sta vivendo in quell'ora precisa: non avendo un concetto di futuro (pensiero astratto), è impossibile di conseguenza avere la capacità di pianificare e programmare anche l'immediato futuro ("adesso guardo la tv e tra un'ora faccio i compiti"). L'interesse è concreto, guidato dal principio di piacere: si fa quel che si ha voglia o bisogno di fare
  •  GLOBALITA: Il pomeriggio non è analizzabile e organizzabile in base alle attività che lo compongono, ma è percepito come un unico grande contenitore in cui all'interno vi sono, diffusamente, i compiti, la merenda, il gioco libero, lo sport...
  • LABILITA: proprio per questa difficoltà a mantenere un pensiero nel tempo fino alla comparsa di un nuovo stimolo, le indicazioni dei genitori "adesso finisci i compiti che poi alle tre andiamo al parco" rimangono valide fino a quando uno stimolo più interessante prende il sopravvento (un giochino intravisto per terra per esempio)
  • EGOCENTRISMO: discorsi come "ma allora vuoi farmi arrabbiare", "dai che la mamma è contenta se fai i compiti" diventano inutili dal momento che i bambini non riescono a immaginarsi come si senta un'altra persona in seguito ad una loro azione o ponendosi in un punto di vista diverso.

IMPLICAZIONI PRATICHE

Fin quando gli adulti considereranno i bambini dei piccoli adulti senza adeguarsi ai loro bisogni non si riuscirà ad andare oltre i famosi "contrasti" per i compiti, che in termini relazionali si traducono in "io voglio che tu faccia come dico io, per il tuo bene, ma fai come dico io".
L'adulto non può pensare che ad un suo comando corrisponda un'obbedienza del bambino a lungo termine.
In questo senso l'educazione è sempre reciproca e mai unidirezionale: anche gli adulti imparano dai bambini i tempi che devono seguire per essere loro utili.
Inizialmente quindi l'adulto deve affiancare il bambino costantemente dividendo in più interventi le proprie richieste.
Il bambino impara col tempo a gestirsi in autonomia imparando a distinguere cosa è più importante

Riferimenti bibliografici

Gandolfi, M. (1992) Lo stress nel bambino, in Martinelli F., Stress, l'amico che uccide, Publiprint
Gandolfi, M (2014). Psicoterapia. Manuale di tessitura del cambiamento, IL mio libro.

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