Tra la casistica più comune nei nostri studi di psicologo e psicoterapeuta a Novate e Melzo riscontriamo problematiche relative alla relazione genitori e figli adolescenti, che originano da piccoli e grandi conflitti nella quotidianità, difficoltà scolastiche, comportamenti ribelli e/o devianti. Ecco un'area del sito in cui pubblicheremo articoli inerenti il mondo dell'adolescenza, un periodo in cui notoriamente i rapporti tra genitori e figli sono esposti a più conflitti ma, ancora prima, i ragazzi sono chiamati ad affrontare una fase di vita densa di trasformazioni dense ed importanti in un arco di tempo molto ristretto. In questa sezione cercheremo di entrare in questo mondo per poterne capire di più
Con la fine dell’anno scolastico, se c’è stato un esito negativo e si è nei primissimi anni delle scuole superiori, possono aprirsi interrogativi sull’opportunità di cambiare scuola, indirizzo... ma soprattutto si possono aprire dissidi in famiglia su chi vuole cambiare e chi no, chi vuole rinunciare agli studi e chi invece vuole che si continui.
Il rischio è che diventi un braccio di ferro, una battaglia le cui scorie inquinino anche il resto della vita familiare, creando tensioni e conflitti quotidiani.
Uno dei meccanismi alla base delle incomprensioni è il prodigarsi da parte dei genitori nel far capire al figlio quanto sia importante scegliere bene ora per il suo futuro, sull’importanza dello studio, anche a costo di sacrifici... il problema è che invece molto frequentemente gli adolescenti sono più orientati al “qui ed ora”: temi come il futuro, il lavoro da fare “da grandi” o l’università, sono spesso lontani, e si allontanano psicologicamente ancora di più quando si percepiscono come temi imposti.
Un altro problema sorge quando, dato l’alto livello di preoccupazione da parte dei genitori, tutte le conversazioni vengono centrate sulla scuola: capita anche durante l’anno scolastico, quando ogni rientro a casa è caratterizzato da domande su come sia andata la giornata e, soprattutto, se abbia studiato e fatto i compiti per il giorno dopo.
Questa enorme attenzione alla scuola da parte dei genitori viene percepita come una scocciatura immane da parte dei ragazzi, anche perché si sentono visti e considerati solo in funzione del loro essere studenti: la possibilità di uscire con gli amici e gli orari di rientro spesso sono infatti conseguenti a prestazioni scolastiche
Tutti questi atteggiamenti genitoriali messi in campo per amore e preoccupazione per il benessere presente e futuro dei propri figli, vengono vissuti dagli adolescenti come azioni ostili, limitanti e segno di un’evidente incapacità da parte dei genitori di capirli.
Da un certo punto di vista è così infatti, perché per un adulto è difficile, quasi incomprensibile, pensare che per un adolescente il focus del proprio mondo sono gli amici, l’esterno, il presente, ...non si capisce come non uscire una volta con “gli altri” possa esser vissuto malissimo, quasi col timore di non far più parte del gruppo se privati della possibilità di vivere proprio quell’esperienza.
In un altro articolo abbiamo già delineate quali sono le caratteristiche del pensiero adolescenziale
Le migliori intenzioni si traducono in effetti relazionali spiacevoli, spesso le tensioni culminano con promesse di lasciare la casa appena possibile (di solito “appena compio 18 anni me ne vado” è una delle frasi più gettonate), indotte però, altrettanto spesso, dall’esigere obbedienza incondizionata in virtù dell’essere sotto lo stesso tetto
Quando si arriva a questi punti solitamente i problemi erano già emersi in passato, e da lì è utile ripartire.
Per esempio, la scuola in questione, da chi è stata scelta?
Nella nostra esperienza clinica spesso le famiglie riportano che sono stati i ragazzi stessi a scegliere quella scuola in cui ora hanno fallito o vogliono cambiare, elemento che crea, agli occhi dei genitori, un’aggravante importante o un sintomo inequivocabile della scelleratezza del figlio. Approfondendo però, molto spesso emerge che dal punto di vista del figlio, nonostante la dichiarata disponibilità dei genitori ad accogliere qualsiasi proposta scolastica, non sarebbe stato possibile per lui scegliere un certo tipo di scuola, vissuta dai genitori come di serie B o troppo lontana dalle aspettative familiari. Spesso il “scegli quello che vuoi” esclude a priori già una serie di scuole che non vengono nemmeno considerate
Ci si può chiedere se la scelta della scuola era in linea con l’andamento scolastico delle scuole medie: quando un ragazzino arriva da esperienze positive ma poi colleziona insuccessi nell’approccio alle superiori, può essere indice di un problema di adattamento al nuovo contesto (non solo materie e insegnanti diversi, ma magari anche orari molto differenti, spostamenti in altre città, scoperta di un mondo relazionale fino ad allora precluso).
Chi poi non è mai stato abituato ad essere in difficoltà nello studio, vivrà molto male questa nuova situazione, sentendosi impreparato a gestire la frustrazione e scoprendo un lato di sé (quello dello studente che non riesce) che non aveva mai sperimentato.
Chi invece sceglie una scuola molto richiedente e impegnativa, a fronte di un trascorso sempre sul filo del rasoio, molto spesso (ma non sempre) va incontro ad un fallimento precoce che può essere letto come un estremo tentativo di dichiarare la propria inattitudine allo studio e la richiesta di poter essere inserito in qualcosa di più pratico e propedeutico al mondo del lavoro
Proibire ed obbligare, che richiamano ad un’idea di educazione basata sul concetto di controllo e comando, non sono utili per risollevare le sorti scolastiche del proprio figlio.
Un ragazzo, ammesso che ci provi, potrebbe resister qualche settimana se la spinta allo studio dipende solo da questi fattori, ma senza motivazione e senza sentirsi bene, avrà tenuta breve.
Lo scontro e l’imposizione quindi non servono, meglio cercare un confronto ed un dialogo (che non si improvvisano), evitando il più possibile colpevolizzazioni identitarie (“sei uno scemo”, “sei un incapace”) o consolazioni eccessive (che hanno lo stesso effetto delle colpevolizzazioni, far sentire in colpa ed incapaci).
Occorre che i genitori siano consapevoli di come quel famoso “sbattere la testa contro il muro” sia a volte un’esigenza dei ragazzi: è fondamentale che un ragazzo possa sentirsi sicuro del proprio essere accettato e considerato in famiglia a prescindere dal tipo di rendimento scolastico e prestazione offerta.
In un precedente articolo su Psicologo Melzo e Psicologo Novate abbiamo già illustrato alcune indicazioni per gestire il momento successivo alla bocciatura, per chi fosse interessato è sufficiente cliccare qui.
Inoltre, riteniamo possa esser utile quest'altro approfondimento pubblicato qualche tempo fa sempre sul nostro sito di Psicologo Melzo relativo al significato che la scuola e soprattutto i problemi scolastici assumono per gli adolescenti (clicca qui per leggere)