I social network sono una vera e propria realtà quotidiana: qualsiasi evento, dall’elezione del presidente della repubblica, ad un attentato terroristico a polemiche e controversie calcistiche prendono vita e animano le pagine della rete.
Abbiamo dato spazio su Psicologo Melzo e Psicologo Novate ad una sezione rivolta ai risvolti psicologici dei social network (a cui è possibile accedere anche cliccando qui).
Affrontiamo il tema del lutto ai tempi di facebook: penso sia esperienza comune a tutti notare che appena viene a mancare un personaggio famoso compaiono sulle bacheche di Facebook link con foto, video, citazioni e saluti/omaggi rivolti alla persona scomparsa.
Si tratta di un modo di esprimere il proprio dispiacere e talvolta il proprio sgomento, accade anche quando a venir meno è una persona cara, conosciuta in paese… il fenomeno è lo stesso.
Sia chiaro, non è nostro intento aprire un dibattito di stampo moralistico sull’opportunità di condividere contenuti e vissuti personali in rete o sulla percentuale di narcisismo di chi pubblica in rete.
È più coerente con un punto di vista psicologico (che è ciò di cui ci occupiamo) chiedersi per esempio quanto le manifestazioni di cordoglio siano il corrispettivo di un proprio vissuto emotivo o quanto sia un contagio virale a cui sembra brutto sottrarsi nella piazza virtuale dei social network (così come sembra male in una piazza reale ignorare la presenza di un funerale comportandosi in modo “irrispettoso”).
Quel che da un punto di vista psicologico è interessante notare è che il tam tam mediatico e la gara alla manifestazione luttuosa più sentita o originale ha come effetto paradossale una sorta di allontanamento dall’emozione dolorosa che un lutto comporta: è una sorta di difesa mediatica, un modo con cui si esorcizza la notizia postandola in bacheca come si fa con i selfie con gli amici, le foto delle vacanze e altri file di varia natura.
Sembra che Facebook (e altri social network) diano l’illusione di poter elaborare un lutto in modo diverso, una sorta di auto mutuo aiuto condiviso con gli altri utenti e rendendo “immortale” la persona scomparsa.
Ancora una volta i social network si rivelano una realtà che non modifica i nostri vissuti psicologici, ma ne amplifica una già presente tendenza: per chi è interessato, su questa premessa era già stato pubblicato su Psicologo Melzo l’articolo “l’amore ai tempi di whatsapp e facebook”, e un altro articolo inerente il rapporto tra social network ed ex fidanzati/e