Come cambiano le leggi dell'ereditarietà, da Mendel alla Psicologia
Dal colore dei piselli alle relazioni umane
Forse vi ricorderete i primi studi nella scuola dell'obbligo sulla genetica, in Scienze, quando si studiavano le leggi di trasmissione dei caratteri per capire le probabilità con cui un pisello sarebbe potuto essere giallo o verde... Le famose leggi di Mendel, in psicologia, sembrano non funzionare. Ma andiamo con calma e cerchiamo di spiegarci meglio, perchè non stiamo dicendo che l'ereditarietà e la genetica non esistono, ma che gli effetti psicologici e i giochi relazionali che ne derivano seguono regole completamente differenti.
Tipologie di malattie genetiche
La genetica ci insegna che è possibile dividere le malattie genetiche in 3 gruppi, che, per semplificare, possiamo distinguere
- Ereditarie: si trasmettono secondo il paradigma mendelliano (il famoso colore dei piselli). Sono comunque affidate al caso, ma regolate da leggi prevedibili.
- Genetiche: anomali del materiale genetico dovuto da alterazioni numeriche o strutturali dei cromosomi che non dipendono dal materiale di partenza, sono imprevedibili ed improvvise.
- Multifattoriali: malattie che per esprimersi necessitano di una concorrenza tra caratteristiche genetiche ed ambientali.
Dalla scienza alla nursery dell'ospedale...
Basta però essere presenti in una nursery di un ospedale per rendersi immediatamente conto di come a livello psicologico la trasmissione dei caratteri genetici da genitori a figli (o, talvolta, anche da nonni a nipoti) segua regole totalmente proprie, indipendenti da quanto la logica scientifica insegni o quanto il dato percettivo renderebbe auto evidente.
“E' tutto suo padre!” “guarda che manine, sembrano quelle della mamma”, “piange sempre come faceva la zia appena nata che poi svegliava gli altri bambini... sarà una bimba bella vivace”.. Sono alcuni esempi di affermazioni comuni che si sentono al di qua del vetro che separa la zona parenti dalla zona neonati.
Non si tratta mai di esclamazioni neutre.. pensate al “è tutto suo padre” quanto può essere diverso in termini di significati se a pronunciarlo è la nonna materna che stravede per il suo principino, o se è una frase detta dalla suocera gelosa e invidiosa del genero che le ha portato via la figlia prediletta.. Oppure, frasi che rendono un comportamento del neonato un fattore predittivo del suo futuro carattere rendendolo somigliante a quello di un altro parente sono chiari indicatori di come la trasmissione di un’informazione genetica (sia essa un tratto fisico quale colore dei capelli, altezza... o una patologia) veicola sempre anche dei messaggi, dei significati relazionali (Gandolfi & Martinelli, 2008)
Le leggi della psicologia...
È come se a livello psicologico ed emotivo, le trasmissioni dei caratteri tra genitori (perfino nonni) e figli non seguono alcuna logica scientifica e logica: come scrive Miriam Gandolfi (1987), “le leggi psicologiche dell’ereditarietà seguono la via di innescare e potenziare relazioni di somiglianza, diversità, alleanza, coalizione”.
...ed il lavoro degli psicologi
Quando come psicologi ci si relaziona con il tema della disabilità genetica, il vero punto da cui possono emergere poi psicopatologie nel sistema familiare non è il senso di colpa che può provare un genitore, ma nei giochi relazionali che su di esso si instaurano e si attuano per gestire, attraverso la malattia, le relazioni tra i membri della famiglia (Gandolfi e Martinelli, 1987)
Gandolfi, M., Martinelli, F. (1985). La terapia della famiglia come sostegno al cambiamento indotto dalla terapia fisica. In AA.VV., Le prospettive relazionali nelle istituzioni e nei servizi territoriali.)
Gandolfi, M. (1987) Malattie su base genetica: possibili giochi familiari. In Gandolfi, M.., Martinelli F. (a cura di) Lo svilupo delle tecniche di spicoterapia e di consulenza nell'ottica sistemica.
Milano: Unicopli Gandoli, M., Martinelli, F. (2008). Il bambino nella terapia. Trento: Erickson