Scelte e Psicologia: "La biblioteca di mezzanotte" 

Un libro che parla di scelte e di possibilità, un intreccio tra psicologia, letteratura e cinema.

La psicologia si è spesso occupata del tema delle scelte: "La biblioteca di Mezzanotte" è un libro molto interessante, che richiama per analogia il cinema, con "The sliding doors" e "La vita è meravigliosa".

"Che cosa sarebbe successo se quella volta avessi scelto questo e non quello?" "Se avessi accettato quella proposta anzichè rifiutarla?" (o viceversa) "Se non l'avessi lasciato/a?" - Se non fosse successo quello che è successo?"  La nostra psicologia ci porta a riflettere sulle scelte fatte, specie quando si avvicina la mezzanotte dell'anno nuovo, tempo simbolicamente dedicato ai progetti e alle riflessioni.

Spesso questi pensieri si presentano quando gli eventi della nostra vita prendono pieghe che avremmo preferito evitare. Si torna allora alle scelte passate, a cercare di capire come nella nostra psicologia qualcosa si sia attivato o meno nell'indurre a fare una scelta anzichè un'altra. 

Nei colloqui in psicoterapia e in psicologia spesso le persone parlano del passato e delle scelte compiute, dei rimpianti e dei rimorsi.

Ma che accadrebbe se potessimo vedere come sarebbe attualmente la nostra vita se avessimo fatto scelte diverse? 

Questo è quanto accade alla protagonista del libro "La biblioteca di Mezzanotte", che disperata per l'andamento della sua vita, tenta di porvi fine, rimanendo sospesa in un limbo tra vita e morte, in una biblioteca piena di tantissimi libri, ognuno dei quali descrive ogni sua possibile vita, in base alle scelte mancate che avrebbe potuto compiere o agli eventi che sarebbero potuto verificarsi diversamente.

La protagonista, una ragazza 35 enne in preda a forte depressione e tentativi di suicidio, si trova a vivere un'esperienza nella quale è messa nelle condizioni di potere conoscere tutte le sue possibili vite, di vedere gli effetti di ogni sua possibile scelta.

Quale vita sceglierà?

Ma soprattutto, quale sarà il criterio con cui la sua psicologia l'accompagnerà nella sua scelta dentro la Biblioteca di Mezzanotte?

SI tratta di un'esperienza che prende vita grazie alle potenzialità della letteratura, alla capacità dell'autore, Matt Haig, di essere quello che Calvino definiva un bravo scrittore, ovvero

Il bravo scrittore deve saper utilizzare la parola come un ponte tra ciò che è visibile e ciò che invece può essere solo immaginato.

Personalmente, oltre alla trama e all'idea narrativa, credo che l'importanza di tale libro sia anche nella capacità del suo autore di avere dato parola e dignità alla sofferenza mentale, con leggerezza e realismo. 
Già dall'inizio si può apprezzare tale spunto:

«Non so se ce la faccio. Ho la testa completamente vuota».
«Pensi troppo».
«Ho l’ansia. E non conosco nessun altro modo di pensare».

Arriverà alla fine del libro con la capacità di un nuovo modo di pensare? (Che poi, in effetti, è anche l'esito di una buon percorso psicoterapeutico)

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