Lavorando nello studio di psicologo a Melzo e Novate con famiglie e genitori di bambini di asili nidi, scuole materne ed elementari, mi sono spesso trovato ad affrontare la tematica della gelosia tra fratelli. In questi articoli cerchermo di approfondire questo sentimento che poi spesso ricompare anche nella vita adulta, capendone i motivi che ne stanno all'origine, come superarla e.. imparando che tutto sommato un po' di gelosia oltre che normale è anche necessaria.
Molto frequentemente nei nostri studi di Psicologo Melzo e Psicologo Novate arrivano coppie di genitori preoccupati per il comportamento dei propri figli: come abbiamo visto in un precedente articolo, spesso molti comportamenti problematici quali aggressività, difficoltà scolastiche e relazionali, mancanza di appetito e difficoltà a dormire, sono sintomi di tristezza nei bambini.
I bambini, rispetto a noi adulti, si trovano maggiormente in difficoltà a gestire i sentimenti dolorosi, sostanzialmente per due motivi:
Come possono fare i genitori ad aiutare i loro bambini quando ne colgono segnali di tristezza?
Innanzitutto, come una vecchia pubblicità di un dentifricio ci insegna, "prevenire è meglio che curare": in questo senso, intendiamo che occorre aiutare i bambini ad imparare a riconoscere e dare un nome alle proprie emozioni.
È importante parlare ai bambini delle emozioni, sia positive che negative. Per iniziare, una strategia può essere quella di leggere o raccontare storie in cui i protagonisti vivono anche situazioni dolorose, faticose; dove i protagonisti provano rabbia, paura, gioia, felicità...
Può essere molto utile anche guardare i cartoni animati insieme, per aiutarli a capire e decodificare le emozioni dei personaggi, spiegare il perché delle loro reazioni davanti a certi avvenimenti. Un altro importante contributo deve essere dato nell'aiutare i bambini a interpretare quello che succede nella loro realtà quotidiana.
Infatti, per le caratteristiche del pensiero dei bambini, molto concreto e molto legato al "qui ed ora", i più piccoli tendono ad essere molto egocentrici, cioè a ricondurre tutto a sè; per questo motivo, i bambini si sentono colpevoli anche di questioni da cui sono totalmente estranei (come ad esempio la separazione dei genitori, ma anche per episodi molto più banali, come veder la mamma triste o sentirsi in colpa per aver provocato un temporale).
Proprio perché i bambini hanno una modalità di pensiero molto concreta, occorre essere molto concreti anche nello spiegar loro ad esempio che la mamma è contenta perché ha passato una bella giornata col papà e col bambino tutti insieme, oppure che papà è triste e preoccupato perché la nonna non sta tanto bene:
in questo modo, i bambini imparano a riconoscere sia le modalità con cui le diverse emozioni si manifestano, come si chiamano e quando tendenzialmente possono capitare (felicità per cose belle, tristezza per cose brutte e così via).
In questo modo, vedendo i propri genitori parlare apertamente delle loro emozioni, i bambini possono anche imparare come manifestare le proprie emozioni, prendendo esempio dagli adulti, e capire che essere tristi o arrabbiati non è qualcosa per cui vergognarsi e che va tenuto nascosto.
Rimandiamo invece a quest'altro articolo, scritto in occasione dell'attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi e il terremoto in Emilia, per alcune indicazioni su come affrontare eventi traumatici nei bambini.