Come rendere la propria casa un luogo non pericoloso stimolante per i bambini e sostenibile per i genitori
La presenza di un neonato e di un bambino in età prescolare in una famiglia rende i genitori sempre più competenti nell’individuare potenziali pericoli in ogni angolo e accessorio della casa, anche i più apparentemente innocui: lo spigolo di un tavolo diventa improvvisamente ad altezza testa del bambino, il cassetto della cucina con i coltelli diventa meno inaccessibile del previsto, soprammobili e oggetti decorativi diventano pericolosi quanto una scintilla in un locale denso di gas...
E poi ci sono i bambini che attivamente creano pericoli e guai, con acqua, colori, imbrattando qualsiasi superficie capiti a tiro (di solito le più costose o delicate).
La casa: luogo pericoloso o posto affascinante?
Bene: come uscirne?
È utile creare una sorta di spazio perimetrale sicuro (per il bambino e per la casa) oltre cui il pargolo non può recarsi?
È utile cercare di smussare ogni angolo, presa... e seguire passo per passo il bambino?
La storia ci insegna che il proibizionismo è sempre stata una strategia poco efficace... anche in questo caso infatti per quanto i genitori si preoccupino di mettere in sicurezza il più possibile la casa (togliendo o spostando oggetti, chiudendo a chiave cassetti e porte), il bambino si rivelerà sempre più audace e più furbo del previsto, riuscendo a trovare nuovi posti e oggetti per interessanti per lui, ma spaventanti e preoccupanti per i genitori.
Potrebbe esser quindi utile pensare che la casa, oltre che un posto dai mille pericoli, è anche per il bambino un mondo sconosciuto e tutto da esplorare: aumentando le capacità motorie del piccolo aumentano anche spazi, altezze e oggetti raggiungibili, ed è tutto nuovo, affascinante e spesso anche incredibilmente enorme.
La gestione degli spazi
Offrire possibilità di piccoli spazi su misura:
un bambino di pochi mesi percepisce le dimensioni degli oggetti e degli spazi come se fosse un lillipuzziano nel paese dei giganti, ecco perché i piccoli amano mettersi sotto tavoli, sedie, angoli... un piccolo angolo è per loro la possibilità di dominare lo spazio. Offrire degli spazi sicuri e accessibili riduce anche la possibilità che i bambini si infilino in territori invece pericolosi (e che vanno comunque messi in protezione).
Tsunami domestici
La scoperta della possibilità di accedere all’acqua è di solito seguita a ruota da esperimenti di vario tipo: approfittando della distrazione dei genitori i bambini si dirigono verso il bagno dove water e bidet su tutti diventano luoghi di gioco. Anche qui, vietare e basta non è una soluzione che si rivela vincente nel tempo (alla prima distrazione si verrebbe elusi facilmente): per impedire che il piccolo intasi il water buttandoci varie cose o lo usi come lavandino è meglio riservargli il suo spazio acquatico. Ovvio, con qualche inondazione domestica si dovrà far i conti, ma se i genitori stabiliscono che cosa per loro è più sostenibile possono poi decidere di lasciar libero accesso al bidet per lavarsi le mani, i denti... o una vaschetta per sciacquare alcuni giochi... (magari all’interno della doccia è un posizionamento che potrebbe limitare i danni).
Muri pasticciati
Chi si approccia ai primi disegni, con tempere a dita o pennarelli, scoprirà che dopo pochi secondi di attività i bambini si girano pericolosamente verso i muri per poterli sperimentare/imbrattare (a seconda del punto di vista). Non sono tutti programmati per devastare, sono semplicemente tutti in esplorazione dello spazio: quando un bambino riesce a stare in piede e poi a camminare, conquista anche l’ultima dimensione dello spazio non ancora esplorata (alto/basso): il colorare e pasticciare le pareti è un esercizio di verticalizzazione molto importante nella fase di sviluppo. A questo punto si comprende l’importanza di garantire al piccolo una propria area “verticale” da utilizzare liberamente, ponendo chiaramente limiti su altre zone della casa.
Non vorremmo passasse il concetto che tutto è da concedere: anzi, l’individuazione di spazi appropriati permette ai bambini di vivere la casa anche come una palestra per il proprio sviluppo (Gandolfi, 2016), ma anche di iniziare in un processo conversazionale nel quale imparano la differenza di contesti, di spazi permessi e di spazi proibiti.
Per approfondire
Gandolfi, M. (2016). Una casa a misura di bambino. Educare 03, 2016 marzo