Bambini, internet, cellulari e tablet: vincoli e risorse dei nativi digitali
Nativi e immigrati digitali: scenari quotidiani
Per capire che cosa significhi l’espressione “nativi digitali” è sufficiente osservare un cucciolo d’uomo di circa un anno mentre maneggia un cellulare o un tablet alla ricerca di video o di giochi: l’effetto che provoca in molti adulti è stupore e ammirazione per quanto riescano a destreggiarsi con naturalezza attraverso schermate, applicazioni e simboli... spesso molto più abilmente degli adulti presenti che si lanciano in battute quali “è meglio di me...” “insegni anche a me come si fa?”
Si tratta siparietti abbastanza comuni, utili per spiegare la differenza tra “nativi digitali” (cioè i bambini che nascono e crescono in una realtà in cui strumenti come telefonini, smartphone, computer e tablet sono già diffusi al punto che un bambino ha la possibilità di maneggiarli “da sempre”) e gli “immigrati digitali”, cioè quelle persone che non sono cresciute con l’uso di tali strumenti e ora cercano di adattarsi in qualche modo utilizzandoli con varie sfumature di successo o di impaccio (tutti voi avrete in mente qualche parente particolarmente abile a fare pasticci con telefonino o computer).
Mente, corpo e mondo: l'importanza di attività e oggetti
Ma quali sono le ricadute individuali di questo cambiamento sociologico su cui sono già stati scritti fiumi di parole e di byte da parte di pedagogisti, sociologhi e psicologi?
Ci sembra che esprimerci “Pro” o “contro” sia come al solito una posizione di giudizio e poco utile alla comprensione del fenomeno: forse è più utile cercare di approfondire alcune variabili legate all’essere dei nativi digitali.
La premessa da cui partire è che il bambino utilizza il proprio corpo per entrare in contatto con il mondo, o meglio, la percezione è lo strumento con cui il corpo ed il mondo esterno entrano in contatto e inizia l’opera di co-costruzione della mente. Ovviamente questo implica che il contesto diventa di primaria importanza rispetto alla gamma di esperienze a cui il bambino può accedere.
Guadagni e perdite (e a che costi!) in età prescolare
I bambini già attorno al primo anno di vita sono in grado di utilizzare smartphone e tablet: il mix di luci, colori, suoni e possibilità di regolarli con un veloce tocco di dito rendono tali strumenti molto apprezzati e ricercati dai piccoli.
I bambini diventano quindi velocemente a riconoscere le immagini del desktop, le icone delle applicazioni e il loro funzionamento, tutti fattori che diverranno utili per maneggiare in modo più complesso tali supporti informatici.
Il problema però è che spesso tale attività sottrae molto tempo ad attività più manuali e fisiche: attività di manipolazione con materiali quali plastilina, pongo, farine, tempere a dita, costruzioni o giochi più fisici (il semplice “parco giochi” all’aria aperta) sono molto importanti per permettere al bambino di affinare la coordinazione oculo manuale, ma soprattutto di sviluppare il proprio schema corporeo. Per i bambini è importante poter fare esperienze anche per integrare le informazioni derivanti da tutti i sensi (non solo olfatto, gusto, vista e udito, ma anche tatto e informazioni propriocettive, legate all’esperienza del percepire il proprio corpo nello spazio.
Bambini che appaiono molto competenti nell’uso degli strumenti digitali, possono al contempo essere anche molto impacciati dal punto di vista motorio: la situazione aumenta di preoccupazione perché un impaccio motorio influenza sia lo sviluppo del linguaggio sia le attività di letto-scrittura (rilevabili ancor prima dai disegni in età prescolare
Aspetti cognitivi ed emotivi
Passando ad un’età più avanzata, studi di carattere neuropsicologico sembrano evidenziare come l’uso di strumenti informatici attivi aree cerebrali diverse rispetto a quelle sollecitate da altre esperienze sensomotorie.
Gli aspetti caratteristici dei “nativi di digitali” sembrano essere una maggior capacità di acquisire informazioni e sviluppare processi di pensiero differenti, per via della possibilità di essere sempre connessi alla rete.
Di contro però tali aspetti comportano un maggior rischio di “dipendenza” dalla rete stessa, in quanto senza di essa non si è mai allenata la capacità di recuperare informazioni.
La qualità delle informazioni è diversa rispetto a processi di apprendimento fino ad oggi più abituali: i nativi digitali sembrano in possesso di un numero di informazioni estremamente maggiore, ma accumulano molte lacune rispetto a delle informazioni e competenze di base. Provando a riassumere, potrebbero esser in grado di reperire subito un’informazione legata ad una battaglia storica famosa (per es: “in che anno fu combattuta la battaglia di Waterloo?”), ma non esser in grado di sapere la pagina storica alla base di tale battaglia. Inoltre sembra che vi siano dei deficit nelle capacità critiche relative alla valutazione delle informazioni. Questi ultimi due aspetti possono comportare difficoltà nel valutare le conseguenze di alcune azioni svolte on line (anche di tipo economico) poiché non si capiscono le premesse alla base dei contenuti e dei meccanismi dei programmi.
Rispetto al presunto ruolo dell’uso di tablet, smartphone e simili sulle capacità intellettive, non vi sembrano essere correlazioni tra le ore passate a contatto con le nuove tecnologie e un aumento di quoziente intellettivo.
Vi sono però scuole di pensiero diverse e antitetiche: l’abitudine ad essere multitasking potrebbe secondo alcuni portare a disturbi dell’attenzione e a conseguenze negative sulla memoria, per via della sovraeccitazione a cui il cervello è esposto e che agiscono da continui distrattori. Un’altra corrente di pensiero invece ipotizza che proprio grazie al poter esser multitasking memoria e attenzione possono avere benefici (perchè avere più compiti aperti consente di sovraccaricare meno la memoria e avere maggior attenzione su ogni singolo “task”).
La diffusione degli strumenti digitali è tale da rendere ogni dibattitto sul loro possibile utilizzo del tutto inutile: è un dato di fatto, così come è evidente che i bambini sono sempre più competenti e precoci nel loro utilizzo. Ci sono delle competenze che maturano grazie a questi supporti, ma vi sono soprattutto anche delle aree che vanno comunque rinforzate e coltivate, soprattutto nei primi mesi e anni di vita, quando è l’uso di tutto il corpo, attraverso giochi e attività, a consentire al bambino di acquisire consapevolezza e sviluppare alcune funzioni alla base dei processi di apprendimento cognitivi, emotivi e sociali.
Per approfondire
Prensky, M., (2001). Listen to the Natives, Learning in the Digital Age. Educational learning, 63(4), pp. 8-13