Tra la casistica più comune nei nostri studi di psicologo e psicoterapeuta a Novate e Melzo riscontriamo problematiche relative alla relazione genitori e figli adolescenti, che originano da piccoli e grandi conflitti nella quotidianità, difficoltà scolastiche, comportamenti ribelli e/o devianti. Ecco un'area del sito in cui pubblicheremo articoli inerenti il mondo dell'adolescenza, un periodo in cui notoriamente i rapporti tra genitori e figli sono esposti a più conflitti ma, ancora prima, i ragazzi sono chiamati ad affrontare una fase di vita densa di trasformazioni dense ed importanti in un arco di tempo molto ristretto. In questa sezione cercheremo di entrare in questo mondo per poterne capire di più
Ragazzi che tornano a casa con piercing e/o tatuaggi scatenando vere e proprie guerriglie domestiche, spesso aggravate dal fatto che su queste operazioni era stato posto il totale veto da parte dei genitori… è uno scenario in cui ci imbattiamo facilmente nelle terapie con famiglie e adolescenti nei nostri studi di psicologia a Melzo e Milano e psicologia a Novate.
Ma come mai proprio in adolescenza si riscontra una forte tendenza a modificare il proprio corpo con piercing e tatuaggi?
Per rispondere dobbiamo considerare alcuni elementi:
Per quanto riguarda le reazioni psicologiche ai cambiamenti fisici nell’età adolescenziale, rimandiamo all’articolo ad esse dedicato (disponibile cliccando qui). Per ora, ci basti ricordare che gli adolescenti vivono con grande apprensione i propri cambiamenti corporei, si sentono spesso inadeguati, sbagliati, anormali, per cui subentra all’interno della dismorfofobia la voglia di modificare il proprio corpo.
Il tatuaggio psicologicamente può avere quattro funzioni: una funzione esorcizzante, una terapeutica, una comunicativa e una funzione di tipo sociale. Per quanto riguarda gli adolescenti, possiamo ipotizzare che sia proprio la funzione sociale a incidere maggiormente nella scelta di tatuarsi.
Avere un tatuaggio esprime un’identificazione forte ad un gruppo, ad una cultura, che esprime due bisogni apparentemente contrastanti, quello di uguaglianza e di differenziazione. Si pensi alla scelta dell’immagine da tatuarsi, ma anche alla zona del corpo in cui farsela.
In alcuni casi la scelta di farsi un tatuaggio può avere una valenza trasgressiva nei confronti della famiglia (non certo della società, a differenza di qualche anno fa). A noi sembra che però la motivazione principale non sia la voglia di stupire o di ribellarsi, quanto quella di migliorare il proprio corpo ai propri occhi, abbellendolo, abbellendosi… a volte può essere che queste azioni siano spinte da una certa forma di narcisismo.
Ad ogni modo, si crea un forte legame tra il corpo tatuato e la propria identità, così permeata spesso in questi anni da forti ideali. Diversamente da quanto potrebbe sembrare, la scelta di farsi un tatuaggio è una decisione molto legata alla propria sfera privata, al proprio sè, più che ad un’esigenza di apparire socialmente.
Al contrario, il piercing lascia trasparire un’intenzione maggiormente “esibitiva”, ma è anche una scelta più transitoria, per cui non indelebile e definitiva come il tatuaggio. Proprio per questo, il piercing più del tatuaggio sembra rispecchiare l’aspetto si transizione e di accompagnamento alla crescita vissuto dall’adolescente.
Mentre il piercing è oramai più identificato con la fase adolescenziale, il tatuaggio è invece una pratica più storicamente radicata e culturalmente diffusa, che rimanda a molti più significati, valori e a scelta più definitive.
Entrambi, ad ogni modo, sono un’espressione della ricerca di spazi di sperimentazione circoscrivibili alla fase adolescenziale