L'impatto dei social network è sempre più massiccio nella nostra società, e assume un ruolo importante nella nostra vita sociale e relazionale, al punto che non raramente diventano oggetto di conversazione nelle sedute di psicologia e psicoterapia con le persone che incontriamo a Novate, Melzo e Milano
Spesso si apprende dai telegiornali la notizia di qualche video comparso in internet nel quale più ragazzi ridicolizzano brutalmente un ragazzino o una ragazzina: non si tratta solo di provocare o di assumere atteggiamenti di scherno, spesso sono vere e proprie aggressioni, intenzionali e reiterate nel corso del tempo.
Le scuole e i posti di ritrovo dei giovani fanno quasi sempre da teatro a questi episodi i cui protagonisti sono soprattutto ragazzi tra i 7 e i 18 anni (siano essi vittime o carnefici). In Italia si stima che il 33% dei giovani sia vittima di episodi di bullismo.
Se il bullismo è un atto le cui conseguenze (a mio avviso non solo sulle vittime, ma anche sui “carnefici”) sono gravi, la situazione è peggiore quando questo si manifesta nel virtuale: si pensi ai video di youtube, ai gruppi “contro” qualcuno su Facebook, le foto che vengono spedite dai cellulari o diffuse via e-mail.
In questi casi, quando il bullismo si materializza in internet, via mail, sui cellulari, le conseguenze sono peggiori perché la vittima si sente ancor più senza scampo: se subisco violenze a scuola, quando sono a casa o al parco, posso sentirmi sicuro. Quando invece tutto viene reso pubblico e diffuso in rete, ci si sente come se nessun posto sia sicuro, come se si fosse continuamente e totalmente esposti alla violenza e alla derisione che ne consegue.
Diviene impossibile elaborare delle strategie di “coping”, cioè la possibilità di costruirsi delle strategie per sopravvivere di fronte ai traumi che ci capitano.
Una ricerca condotta dalla Georgetown University Center for Child and Human Development ha sottolineato come quasi la metà di chi subisce bullismo sia a scuola, che sul computer e sul cellulare cade in depressione (47%). Dell’intera percentuale rilevata di coloro che cade in depressione, il 33,9% deriva da un bullismo di tipo virtuale.
Se pensiamo che in una classe di scuola media o superiori ci sono in media circa 20 alunni, un terzo di loro è vittima di bullismo virtuale.
In particolare, il 6,4% delle ragazze subisce minacce via sms sopratutto con contenuti pornografici. I più colpiti sono i ragazzi dichiarati o “accusati” di esser gay (33,1%)
Sicuramente il cyberbullismo, rispetto al bullismo “classico”, si è diffuso a macchia d’olio non solo perché i social network sono una realtà (e non solo “virtuale”) sempre più invasiva per i giovani, ma anche perché, a mio avviso, essi permettono più facilmente di mantenere l’anonimato dei carnefici (che possono nascondersi dietro falsi account)
Riferimenti bibliografici
Bruno J. Anthony, B.J., Wessler, S. L., Sebian, J. K. (2010) Guiding a Public Health Approach to Bullying: Cyber-bullying. Journal of Pediatric Psychology. 2010;35(10):1113-1115.