Lavorando nello studio di psicologo a Melzo e Novate con famiglie e genitori di bambini di asili nidi, scuole materne ed elementari, mi sono spesso trovato ad affrontare la tematica della gelosia tra fratelli. In questi articoli cerchermo di approfondire questo sentimento che poi spesso ricompare anche nella vita adulta, capendone i motivi che ne stanno all'origine, come superarla e.. imparando che tutto sommato un po' di gelosia oltre che normale è anche necessaria.
I bambini nascono già predisposti alla conversazione, ma lo sviluppo delle abilità comunicative dipende fortemente dal ruolo degli adulti.
Già quando un bambino è appena nato è predisposto all'interazione e alla conversazione: come abbiamo visto in altri articoli i bambini sono attratti dalla forma del viso umano, per cui, porsi di fronte a lui e parlargli è già un modo per stimolare lo scambio conversazionale. Per esempio, già nella fase della lallazione (6-7 mesi di vita) i bambini imitano il ritmo e la tonalità della voce dell'adulto con cui si rapportano abitualmente.
Ovviamente i segnali comunicativi dei neonati sono ridotti come tipologia, inizialmente non sono intenzionali, ma istintivi:
imparare ad attribuire significato e intenzionalità alla comunicazione è un apprendimento che matura nella relazione
Talvolta i genitori possono essere in ansia perché temono di non essere capaci di interpretare correttamente il pianto del bambino e i bisogni che esprime. La psicologia ci insegna che uno dei meccanismi di difesa dall'ansia è l'attivismo, ovvero "il fare" : un genitore ansioso e preoccupato di non saper interpretare e gestire il pianto del proprio bambino cercherà di metterlo a tacere nel minor tempo possibile (col cibo solitamente) e prevenirlo, magari dando da mangiare prima che il bambino pianga.
Tale atteggiamento risulta poco utile per due ragioni: il bambino impara che il cibo è una risposta consolatoria e non solo fisiologica, con possibili basi per comportamenti alimentari non sani. Inoltre, il bambino non impara ad esprimere le proprie richieste e a differenziarle, non potendo scoprire la potenza comunicativa dei propri messaggi.
Dialogare col proprio bambino è il modo migliore per aiutarlo a sviluppare competenze linguistiche e comunicative: è utile raccontare al bambino quanto si sta facendo, nominare gli oggetti, descriverli, preferibilmente intervallando la narrazione con domande ed esclamazioni (perché cambiano ritmo al discorso e tengono viva l'attenzione).
Un esempio potrebbe essere: "Guarda che bella questa palla! È gialla! Senti come è morbida, vedi come rotola?"
I bambini iniziano a parlare compiendo diversi errori di pronuncia e/o grammaticali: per aiutarli a migliorare è meglio non soffermarsi per correggere le singole parole invitandoli a ripeterle... Questo perché così facendo si inibisce la spontaneità della conversazione (rendendola non piacevole e quindi il bambino la interrompe) ed inoltre a lungo andare potrebbe generare frustrazione nel bambino.
Più utile è invece continuare a parlargli per abituarlo ad apprendere e riprodurre i suoni nel modo più corretto.