i bambini e la fase del No

I comportamenti dei bambini e la fase dei NO

È in media nell'età tra i due e i quattro anni che i bambini iniziano a ripetere in modo costante (ed esasperante) una serie di NO alle richieste dei genitori.

La risposta NO segue quasi tutte le richieste che mamma e papà propongono ("metti via i giochi", "andiamo a fare il bagnetto"....).

Compaiono capricci e scenate

Possono manifestarsi comportamenti provocatori e di sfida.

In alcuni casi, i bambini possono diventare dei veri e piccoli tiranni.

O meglio: in alcuni casi, i genitori permettono ai bambini di diventare dei veri e piccoli tiranni.

Significato psicologico e relazionale dei no

Niente paura, non si tratta di una ribellione adolescenziale precoce, ma come per la ribellione adolescenziale anche questa fase dei NO nei bambini ha un significato psicologico preciso:

il NO è la prima parola che i bambini usano per delimitare i propri confini relazionali, come se stessero costruendo la propria pelle psicologica.

La psicologia dello sviluppo ritiene l'avvenuta capacità di dire NO un punto di svolta importante nel processo di sviluppo psichico del bambino, perché sancisce l'avvenuta consapevolezza della distinzione tra il sé e gli altri.

Non a caso, i bambini iniziano ad usare il pronome "IO" proprio in questo periodo (fino ad allora tendono a parlare in terza persona, "Pierino ha fame")

Il bambino impara ad opporre la propria volontà a quella degli adulti per lui significativi, che per lui rappresenta una prima forma di autonomia: dire NO non significa "non voglio ordinare i giochi", "non voglio mangiare", "non voglio dormire" ecc. ecc., ma per il bambino significa poter dire "sono diverso da te e posso avere pensieri e volontà diversi dai tuoi".
In ottica relazionale, dire di NO non significa "non voglio dire/fare quella cosa", ma "VOGLIO DECIDERE PER ME"

I bambini iniziano a definire la relazione, ovvero "chi sei tu per me, chi sono io per te"

Indicazioni per i genitori

Siamo allergici ai consigli, che spesso nelle famiglie sono in realtà degli ordini travestiti.
Siamo allergici anche all'idea che i genitori non possano mai sbagliare (così come, per par condicio, abbiamo scritto dell'utilità di lasciar sbagliare i figli), ovvero perdere la pazienza.

Forniamo qualche indicazione che riteniamo utile per la gestione condivisa delle relazioni con i figli:

meglio evitare di imporre troppi divieti, in primi:
o anche la storia insegna che il proibizionismo non fa che alimentare i comportamenti che si propone di contrastare, col rischio di esasperare l'atteggiamento oppositivo del bambinoo non si permetterebbe al bambino di sperimentare aree in cui potrebbe fare la necessaria esperienza della trasgressione

Meglio evitare di essere troppo insistenti nelle richieste: continuare a richiedere le stesse cose porta il bambino a non fornire la risposta o il comportamento atteso. Questo perché le richieste insistenti portano ad un'alterazione del ritmo conversazionale attività-pausa (Gandolfi, 2013), un principio basilare nelle relazioni personali, di cui abbiamo trattato anche a proposito dell'allattamento

Occorre adottare un cambio di prospettiva: non pensare che l'educazione sia unilaterale (l'adulto che forma il bambino), ma essere consapevoli che anche il bambino è competente nella relazione (Gandolfi, 2008) e modifica il comportamento dell'adulto.

Pensate a quando un bambino di pochi mesi sorride vedendo un adulto che fa un'espressione buffa o gli si rivolge con qualche frasetta: l'adulto, vedendo il bimbo sorridere, ripete quanto appena fatto... ora: è l'adulto che fa ridere il bambino o il bambino che ha addestrato l'adulto a ripetere la stessa espressione? Probabilmente entrambe le cose.

Bisogna quindi considerare che quello che fa il bambino è un dono per gli adulti, come quando portano orgogliosi la propria cacca fatta finalmente nel vasino alla mamma, per mostrargliela. E così è anche il fare un disegno, scrivere... se invece queste attività vengono continuamente richieste e imposte.

Approfondimenti bibliografici:

Gandolfi, M. (2013). Psicoterapia. Manuale di terapia del cambiamento. Gandolfi, Bolzano

Ganfolfi, M. & Martinelli, F (2008). Il bambino nella terapia. Erickson, Trento

Gandolfi, M., Marsibilio, C. (2013). L'invenzione dell'infanzia. Rai Sender Bozen.

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa navigare più comodamente e meglio sul nostro sito, sperando di rendertelo ancora più interessante. Se desideri saperne di più o vuoi sapere come bloccarli  clicca QUI