dalla bomba di brindisi al terremoto in emilia

Dalla bomba di Brindisi al terremoto in Emilia: Come aiutare bambini e adulti?

Gli psicoterapeuti di Psicologo Melzo, come tutti gli italiani, ricordano il week end del 19-20 maggio come uno dei più tristi per l’Italia, colpita da due tragedie: sabato le bombe esplose all’ingresso della scuola dedicata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone a Brindisi e, nella notte, il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna.

Sono eventi che hanno colpito la sensibilità di tutti, ma che, nelle persone direttamente coinvolte, producono a livello psicologico degli shock intensissimi, veri e propri traumi i cui effetti possono permanere a lungo nel tempo, come illustrato in occasione del naufragio della Costa Concordia.

Chi vive situazioni così tragiche può manifestare uno o più di questi disagi nel periodo successivo al dramma:

  • ricordi spiacevoli ricorrenti o intrusivi dell’evento che comprendono immagini, pensieri o percezioni;
  • sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento;
  •  agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in uno stato di intossicazione);
  • disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni ed esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico;
  • reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che assomigliano o ricordano qualche aspetto dell’evento traumatico (un rumore, un suono…);
  • difficoltà ad addormentarsi, l’irritabilità, l’ipervigilanza; ecc., sono dei segni e dei sintomi che le persone manifestano abitualmente dopo l’esposizione ad un evento catastrofico;
  • nei bambini piccoli questi aspetti si possono presentare sotto forma di giochi o altre rappresentazioni (disegni, dialoghi…) ripetivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma, sogni spaventosi anche se il contenuto non è riconoscibile.

Che cosa è possibile fare da un punto di vista psicologico?

Distinguiamo gli interventi, differenziando quelli rivolti agli adulti da quelli rivolti ai bambini. Per gli adulti, è utile informare la popolazione a comprendere il senso degli eventuali sintomi, facendo capire che non stanno vivendo una malattia, ma una tragedia: è pericoloso considerare questi sintomi come una malattia della persona.

La patologia diventa tale solo se i sintomi permangono per molto tempo (sicuramente oltre un mese), ma in una fase iniziale sono del tutto normali, sono una risposta fisiologica, per questo ci sembra importante non tanto andare a caccia di sintomi di un disturbo post traumatico da stress, ma informare le persone con messaggi in grado di tranquillizzarle proprio perché si spiega quanto potranno vivere:

“Guardate, siete e sarete spaventati, potreste avere questi disturbi nei giorni seguenti, ed è normale, mentre nei bambini potrete notare questo e quello, ed è normale.. Se questo tipo di reazioni però vi sembrano troppo invadenti o troppo lunghe nel tempo, potete rivolgervi ad un professionista per chiedere un aiuto, ma sappiate che adesso sono normali, non preoccupatevi”

L'intervento psicologico con i bambini

il gioco è uno strumento prezioso  attraverso il quale essi possono esprimere ed elaborare le loro difficoltà, in quanto ripetendo simbolicamente quanto vissuto, l’attività ludica svolge una funzione riparatrice.

Gli adulti hanno un ruolo importante nell’aiutare i bambini ad affrontare le proprie paure: è importante che non ci siano atteggiamenti di iperprotezione, poiché questi avrebbero l’effetto di far sentire il bambino debole e dipendente.

Da evitare anche l’estremo opposto, cioè quello di sottovalutare le sue paure o di ridicolizzarlo prendendolo in giro, anche bonariamente, perché l’ironia non è uno strumento che i bambini riescono a cogliere.

Un altro modo per proteggere i bambini è evitare di comunicare loro le paure e i timori dei grandi.

Anzi, è utile invece far loro capire che in caso di bisogno c’è qualcuno che può proteggerli, e che gli adulti di riferimento sono lì ad ascoltarlo quando esprime le sue paure, lasciando comunque al bambino stesso la possibilità di provare a superarle autonomamente.

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