Crisi di mezza età od opportunità?

Come mai la mezza età deve essere per forza una "crisi"?

Sempre più capita di trovare su riviste divulgative e articoli internet che parlano della “sindrome da crisi di mezza età”.. mi domando se nella prossima edizione del DSM troverà spazio tra le possibili diagnosi psicopatologiche (il DSM è il Manuale Diagnostico e Statistico di Disturbi Mentali, a cui si fa riferimento per le psicodiagnosi e per altre –presunte- patologie)

In pratica si tratterebbe di una sofferenza psicologica che colpirebbe le persone tra i 40 ed i 60 anni, soprattutto in virtù di tre fattori (almeno secondo lo psicoanalista canadese Elliott Jaques, che così teorizzò nel 1965 la crisi di mezza età

  1. la sindrome del nido vuoto: la sindrome nella sindrome quindi. Siccome cronologicamente spesso questa età coincide con adolescenza e giovinezza dei figli, il ruolo genitoriale cambia molto, perdendo buona parte dei compiti di accudimento primario e temporalmente più consistente. I figli hanno maggiormente lo sguardo fuori, spesso anche il corpo... iniziano le vacanze separate, la minor partecipazione dei figli a routine familiari.. ecco perché questo periodo è chiamato “del nido vuoto” (che tale diventa anche concretamente, con l’uscita di casa dei figli).
  2. Invecchiamento del corpo: il cambio del metabolismo, per le donne la menopausa, maggiori acciacchi muscolo-scheletrici, rughe più visibili, ...ma anche la consapevolezza di non riuscire più a fare quanto si faceva in passato per minor resistenza, minor forza, minor tenuta (e magari anche minor voglia).
  3. Avvicinamento alla pensione (e suoi correlati emotivi, come scritto qui)

Sicuramente le fasi appena citate rappresentano dei punti di passaggio importanti nonché caratteristici di una fase del ciclo di vita dell’individuo e della sua famiglia.
Si potrebbe considerare l’idea che ogni fase del ciclo di vita porta con sé delle caratteristiche contestuali e dei compiti di sviluppo da superare: il passaggio dall’ambiente domestico all’asilo nido o alla materna, per non parlare poi del passaggio alle scuole dell’obbligo... oppure la fase dell’adolescenza, l’ingresso nel mondo del lavoro, l’uscita di casa nella fase del “giovane adulto”... ogni età comporta delle crisi (pensiamo all’adolescente che si ritrova a fare i conti con un corpo che si modifica più rapidamente di quanto possa padroneggiare inizialmente, o allo studente che si ritrova alla fine del percorso scolastico e che – se fortunato - si deve catapultare nel mondo del lavoro) che però non connotano quello specifico ciclo di vita come patologico.

Come sottolineato più volte nel sito Psicologo Melzo e Psicologo Novate, ogni crisi è anche un’opportunità, come ci insegna l’etimologia cinese del vocabolo stesso: i cambiamenti relazionali e fisici possono portare ad un nuovo equilibrio della propria vita, investendo in nuove attività, interessi, hobbies... recuperando magari la dimensione di coppia grazie alla maggior disponibilità di tempo...

Quel che mi preme è restituire una visione non per forza negativa di una fase del ciclo di vita che troppo spesso viene banalizzata dentro “la crisi di mezza età”, quasi come fosse patologico di per sé avere un età particolare...

Riferimento bibliografico

Jaques, E. (1965). Death and the Midlife Crisis. International Journal of Psychoanalysis, 1965.

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